Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:47 min.
Etichetta:Target Records

Tracklist

  1. COBBLESTONE STREET
  2. CAUGHT IN THE STORM
  3. NEW DAY
  4. AIN’T THE LIFE I ASKED FOR
  5. REVOLUTION
  6. WE’LL BE ALRIGHT
  7. ANGEL OR DEVIL
  8. FIND IT IN YOUR HEART
  9. WHAT ARE YOU GONNA DO
  10. ONCE

Line up

  • Mike Tramp: vocals, guitar
  • Soren Anderson: guitar, piano, keyboards, bass, drums, harmonica

Voto medio utenti

Mi è sempre piaciuto Mike Tramp. Con la sua voce particolare, non proprio bellissima, ha scritto pagine indelebili nella mia memoria come cantante dei White Lion. Penso che ogni rocker che si rispetti ricordi e apprezzi songs quali “Wait”, “Little fighter”, “Broken heart”, “Tell me”, e potrei proseguire citandone almeno un’altra decina. I White Lion ebbero anche un notevole successo commerciale, con singoli perennemente in rotazione su MTV, e come ogni rock band che si rispetti, al successo commerciale seguì lo scioglimento e contenziosi legali sull’uso del nome. Dopo una parentesi con i suoi Freak of Nature (che sfoggiavano un sound decisamente più hard), Tramp si dedica alla sua carriera solista, cerca di riformare i White Lion (usciranno infatti un paio di album sotto il monicker “Tramp’s White Lion”, ma si tratterà de facto di due dischi solisti), fino ad arrivare a questo “Cobblestone Street”, album appunto solista e interamente acustico, a tratti intimista, che guarda nelle radici giovanili di Tramp.
Come si diceva, dieci tracce interamente acustiche, quasi sempre malinconiche, sicuramente molto profonde, con la voce di Tramp sempre ben padrona della situazione, quasi nei panni di un cantastorie. E forse è proprio questo il limite di questo “Cobblestone Street”: per la maggior parte della sua durata gira troppo su binari tristi e malinconici, sicuramente piacevoli da ascoltare una o due volte, ma poi, alla lunga il risultato sa di noia. Un giudizio sicuramente pesante per un album di sicuro non brutto, ben prodotto, ben suonato, ben cantato, ma anche estremamente pesante nella sua eccessiva malinconia, che si protrae per quasi tre quarti dell’album.
Uno degli episodi migliori è la title-track, opener dell’album, canzone nostalgica in cui Tramp parla del proprio quartiere e dei suoi ricordi d’infanzia. Un altro episodio degno di nota è il singolo “New day”, uno dei pochi che gioca su atmosfere ariose e positive: ogni giorno è un giorno completamente nuovo, non importa la stagione, che piova o ci sia il sole, tutto dipende da te, tu lo puoi cambiare, ieri è passato. Decisamente un pensiero positivo. “We’ll be al right” sembra quasi uscita dai momenti più riflessivi dei White Lion (ricorda, anche per i temi trattati, canzoni come “When the children cry” e “Little fighter”), mentre “Find it in your heart” si avvicina ad una classica ballad acustica.
E il resto? Il resto si distingue per una profondità lirica notevole (“Once” oppure “Ain’t he life I asked for”), ma niente di più, il tutto annegato in un mare di nostalgica depressione. Dopo cinque ascolti sono passato dall’entusiasmo iniziale per l’album e per il ritorno di Tramp (anzi, doppio entusiamo visto che gli album acustici mi son sempre piaciuti, su tutti potrei citare l’ottimo “Stripped” dei Pretty Maids), all’ascolto di solo alcune tracce (quelle citate), al progressivo abbandono del CD.
Leggendo altre recensioni su altri siti ho trovato invece in pratica solo pareri positivi: sinceramente condivido molti giudizi e opinioni, come il fatto che l’album sia il frutto del lavoro di un artista maturo, con tracce molto profonde e intime; ma preso nella sua globalità il risultato è un album estremamente pesante, e di conseguenza poco longevo da ascoltare nella sua totalità, soprattutto a causa di questo sottofondo malinconico che non fa mai decollare il full-length.
Recensione a cura di Marco Angiaz Angileri

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