Copertina 5,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2013
Durata:43 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. RIENAAJA
  2. KUOLLEEN UNI
  3. LESTAROIHU
  4. TUHON KIRKKAUDESSA
  5. SINUT SAATANALLE
  6. AD MORIENDUM DEI GRATIA
  7. RITUAALI

Line up

  • Mantus Nord: all instruments, vocals

Voto medio utenti

Secondo voi, con che genere può intrattenerci una one man band denominata “l’oscurità della terra del gelo”, il cui unico membro si chiama Mantus Nord, proveniente dalla sperduta Kolari, minuscolo insediamento urbano ubicato per l'appunto nel nord (ma molto nel nord!) della Finlandia?
Forse black metal? Elementare! Magari old style, minimalista, cantato in lingua madre, refrattario a qualsivoglia sperimentazione ma al contrario devoto ai mostri (non proprio) sacri che ne hanno forgiato il sound (conoscete l’elenco), mal suonato, mal prodotto, intriso di misantropia, alienazione e sentimento anti-umano? Ovvio!

Perdonate l’ironia, ma vi assicuro che avrei potuto completare la recensione di questo Ad Moriendum Dei Gratia, secondo disco dei Frostland Darkness, basandomi esclusivamente sui primi 30 secondi della non irresistibile traccia iniziale, Rienaaja: riff glaciale d’ordinanza, chitarre zanzarose come da manuale, screaming indistinguibile da quello di alcune centinaia di altri black metal singers… Insomma, nulla di nuovo sotto il sole, non foss’altro che il nostro povero Mantus Nord il sole non lo può scorgere per svariati mesi di fila.

È proprio il palpabile senso di torvo isolamento e di mesta rassegnazione che ammanta le composizioni il maggior pregio del dischetto; in questo senso, posso dire di aver gradito gli occasionali rimandi al depressive, percepibili nella seconda Kuolleen Uni e nell’attacco di Tuhon Kirkkaudessa. Tuttavia, ho paura che ciò non basti.
Purtroppo, alcuni passaggi riusciti qua e là non riescono a distogliere dal succo del discorso: nell’album in esame, di spunti realmente vincenti non ne ho rinvenuti. E la colpa, ve l’assicuro, non è ascrivibile alle chitarre impastate, al basso appena percettibile, al suono sottilissimo della batteria e alle vocals impersonali. Niente di tutto ciò: le mie lamentele discendono esclusivamente da carenze nel songwriting, mai ispirato come il true black metal di qualità esige.

Non vorrei venir male interpretato: io amo alla follia questo stile di musica, e proprio per tale motivo sono rimasto un po’ deluso da un platter che, a monte, aveva decisamente solleticato la mia curiosità. Ma che, alla prova dei fatti, ha messo in mostra più lacune che non pregi.

Se siete degli inguaribili nostalgici e aficionados del genere, aggiungete pure un punticino alla votazione finale. Ma anche in tal caso, state pur certi che di album più meritori di Ad Moriendum Dei Gratia, sui quali investire i vostri sudati risparmi, ne potete scovare a bizzeffe.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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