Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:54 min.
Etichetta:Coroner Records

Tracklist

  1. SAVE YOUR SOUL
  2. HUMAN NATURE
  3. STILL HAVE TIME
  4. ANOTHER HUMAN FAULT
  5. THE MOST PRECIOUS GIFT
  6. THE FOLLOWER
  7. WALK THROUGH MY END
  8. MIND PRISON
  9. AUTOMATIC THOUGHTS
  10. FACE TO FACE
  11. OBSCURITY IS MY NAME
  12. CONFRONT THE TRUTH

Line up

  • Jose A. Joyas: Vocals
  • Ben Markham: Guitars
  • Pedro Alvarez de Sotomayor: Guitars
  • Miquel A. Riutort: Bass
  • Arturo Fernandez: Drums

Voto medio utenti

Si vede che la Coroner Records si è presa particolarmente bene per i gruppi -core spagnoli, dato che dopo i Rise to Fall dello scorso anno abbiamo ora a che fare con i maiorchini Bleed the Man, che propongono una soluzione musicale molto simile a quella dei conterranei iberici.

Molto simile ma, per chi avesse avuto l'occasione di ascoltare il disco dei Rise to Fall, molto migliore. Molto, molto migliore.
I Bleed the Man infatti sfornano un disco, "Ashes From the Past", decisamente intrigante e interessante, figlio del metalcore di matrice americana (Killswitch Engage, Trivium) ma ricco di elementi tipicamente riconducibili all'hardcore californiano, soprattutto nell'uso dello scream in accompagnamento alle clean vocals.
Ecco, partiamo subito col dire che il comparto vocale è forse il più grosso punto a sfavore degli spagnoli, almeno per il sottoscritto, che trova entrambe le scelte vocali (clean e scream appunto) decisamente deficitarie dal punto di vista tecnico e espressivo.
Non un problema da poco, senza dubbio, ma dal punto di vista musicale i Bleed the Man sono così dannatamente convincenti da permetterci di sorvolare sulle voci e concentrarci sulla musica: come da stilemi tipici del genere, si passa da momenti di violenza pura, come in "Face to Face" o in "Mind Prison" (ditemi se l'attacco non è CHIARAMENTE ispirato ai Killswitch Engage..) ad altri più soft come "Walk Through My End", che sfora quasi nel new-grunge alla Staind, o la terribilmente radio-friendly "The Most Precious Gift", ma in ogni scelta riusciamo a riscontrare qualcosa di buono o, in alcuni casi, di molto buono.
Ok forse si poteva ridurre di un paio il numero di canzoni, dato che alcuni momenti suonano eccessivamente ripetitivi, ma globalmente il risultato finale è decisamente apprezzabile.

Buon lavoro quindi dei Bleed the Man, che col secondo album riescono a piazzare una bella ipoteca sul proprio futuro. La Coroner ci ha visto lungo e non se li lascerà scappare troppo facilmente (io dico che la Roadrunner busserà presto), a loro il compito di non sedersi sugli allori. Olé!

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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