Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:40 min.
Etichetta:SPV
Distribuzione:Steamhammer

Tracklist

  1. MY FINAL BULLET
  2. S.O.D.O.M.
  3. EPITOME OF TORTURE
  4. STIGMATIZED
  5. CANNIBAL
  6. SHOOT TODAY – KILL TOMORROW
  7. INVOCATING THE DEMONS
  8. KATJUSCHA
  9. INTO THE SKIES OF WAR
  10. TRACING THE VICTIM

Line up

  • Tom Angelripper (Thomas Such): vocals, bass
  • Bernemann (Bernd Kost) guitars
  • Makka (Markus Freiwald): drums

Voto medio utenti

Dopo la pubblicazione di “Phantom antichrist” e “Spiritual genocide” di Kreator e Destruction, arriva a completare la sacra triade, con elegante ritardo, anche “Epitome of torture” degli immarcescibili Sodom. Dopo lo scialbo “Sodom” di qualche anno fa, il trio di Gelsenkirchen aveva stupito l’audience thrash con il frizzante, e per certi versi innovativo, “In war and pieces”, che aveva portato una ventata di aria fresca nel sound dei nostri, inserendo una buona dose di melodia, soprattutto in fase solista, che ben si integrava alla furia cieca alla quale da sempre ci avevano abituati. Il nuovo “Epitome of torture” prosegue, per certi versi, su questa via, anche se rispetto al suo predecessore la parte melodica è di nuovo in parte diminuita, in favore di brani solidi e rocciosi, sullo stile di dischi come “M-16”, per capirci. Detto fin da subito che il lavoro svolto dal nuovo arrivato (relativamente, visto che ormai in sede live abbiamo già imparato a conoscerlo) Makka dietro le pelli è assolutamente a livello, se non superiore, a quello del suo predecessore Bobby, e che la produzione è di una potenza incredibile, il nuovo album presenta un’ottima alternanza tra episodi più violenti e granitici mid tempo. La voce di Angelripper in alcuni tratti è quasi irriconoscibile, visto l’uso di alcuni filtri e soprattutto di un quasi growl in un paio di occasioni, come nella cattivissima “Stigmatized” (brano per il quale è stato girato anche un video), che è violentemente ai limiti del death metal. Ma ciononostante i die hard fans della band possono dormire sonni tranquilli, non c’è nulla di cui preoccuparsi, anzi… Il disco, come accennato, ripropone i fasti di “M-16” in chiave leggermente aggiornata (leggasi le melodie del chitarrista Barnemann, che ormai sono diventate parte integrante del sound della band), e dalla sua ha anche l’esigua durata (40 minuti scarsi), che rende il tutto più immediato e violento. La doppietta iniziale “My finale bullet”/“S.O.D.O.M.” spazza subito via tutto, e sicuramente farà sfaceli in sede live, in particolare la seconda delle due, che diventerà senza dubbio un nuovo inno della band nei propri show. Tra le highlights dell’album vanno segnalate inoltre “Tracing the victim”, la titletrack e “Into the skies of war”, oltre che la ‘russa’ “Katjuscha”, aperta dal famoso motivetto sovietico composto da Matvei Blanter nel 1938 e qui thrashizzata a dovere dal famelico trio. Cosa aggiungere… come nel passato i Sodom sono a metà tra la voglia sperimentatrice dei Kreator e la furia omicida dei Destruction, risultando, alla fine, i più completi dei tre, e questo nuovo album non fa che confermare questa teoria. Non stiamo certo parlando di un capolavoro, ma onestamente chi se lo aspettava da un gruppo che è in giro da più di trent’anni e che ha all’attivo ben quattordici album? I fasti di “Agent orange” non torneranno mai più, lo sappiamo bene, ma a noi basta che il livello sia quello espresso sia in “War and pieces” che in questo “Epitome of torture”. Finché la band si manterrà su questi standard la parola fine sarà ancora lontana, ma soprattutto anche con un album di routine come questo, come potrebbe apparire alle orecchie dei più sprovveduti, i nostri riescono ancora e comunque a restare ad alti livelli e a spazzare via l’effimera concorrenza delle nuove leve.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 02 mag 2013 alle 21:09

Ho sentito il brano Cannibal in rete...non male, ma mi sembra molto slayer oriented, poco originale...non che da loro mi aspetti l'originalità! :-)

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