Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:42 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. THE DAMNED
  2. WE ARE GHOSTS
  3. INKED INSIDE
  4. GOD OF THE DEAD
  5. BETRAYER
  6. UNBURIED AGAIN
  7. HEARTBREAKER
  8. FACTOR X
  9. CATALYST
  10. F... HIPSTER

Line up

  • Matthias Machenheimer: bass
  • Florian "Chaos" Dürr: drums
  • Loc Tran: guitars
  • Marco Andree: guitars
  • Lars Tekolf: vocals

Voto medio utenti

2 anni sono passati da quando sono scribacchino (o scarso giornalista, che dir si voglia) per Metal.it. 2 anni sono passati anche dall'ultimo lavoro in studio dei tedeschi Six Reasons to Kill, "Architects of Perfection", che manco a farlo apposta è stato il primissimo disco che mi è capitato di recensire. Poteva esserci occasione migliore di "festeggiare" il mio secondo anno qui che recensire il loro nuovo disco?

Ma certo che no!
Cominciamo quindi subito col dire che i Six Reasons to Kill che avevo abbandonato 2 anni fa sono gli stessi, a livello di line-up, che ritrovo adesso, all'alba dell'uscita del nuovo disco "We Are Ghosts". E questa continuità è riscontrabile senza dubbio anche a livello musicale, dove la proposta dei tedeschi si assesta su binari tendenzialmente deathcore, con davvero pochissime pause e la voce di Lars Telkof che, molto più che in passato, si mantiene pressoché inamovibile tra il growl e lo scream, affrontando davvero raramente (per fortuna) momenti di cantato pulito, praticamente solo in occasione di sporadici ritornelli melodici, come nella peraltro bellissima "Inked Inside".
Musicalmente poi i tedeschi sono davvero sempre più monolitici, presentando un sound granitico e devastante, in particolare nella batteria di Florian "Chaos" Dürr e nella coppia d'asce Tran-Andree, che in più di un'occasione ci regalano duelli chitarristici davvero eccellenti.
A livello di produzione poi è tutto praticamente perfetto, i suoni sono esaltati in maniera corretta e adeguata, per dare al disco quella sensazione di durezza che forse era un po' mancata nel lavoro precedente.
E soprattutto è migliorato il songwriting: se su "Architects of Perfection" le canzoni alla lunga finivano con l'assomigliarsi e con l'essere estremamente derivative, su questo nuovo "We Are Ghosts" assistiamo a una maturazione da questo punto di vista, con molteplici sfumature che iniziano ad essere considerate nella creazione di un sound più personale e più ispirato.

Insomma un netto balzo in avanti per i tedeschi, che con questo disco mettono davvero il naso fuori dalla porta di casa e si propongono al grande pubblico con carisma e volontà. Dategli una chance perchè se la meritano senza dubbio.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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