Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:16 min.

Tracklist

  1. A PERMANENT COLD
  2. MY EYES BURN
  3. DON'T BELIEVE YOURSELF
  4. STOP THE BURNING WHEEL
  5. FAST THOUGHTS PART I
  6. FAST THOUGHTS PART II
  7. FREEDOM FOR SALE
  8. THANX!
  9. IN THIS LIFE
  10. TOLERANCE-INTOLERANCE
  11. DAY BY DAY
  12. TO THE END

Line up

  • Guido: vocals
  • Danny: guitar
  • Lollo: guitar
  • Matteo: bass
  • Mirko: drums

Voto medio utenti

“A permanent cold” degli Strange Fear ti fa essere orgoglioso di essere italiano. Che la nostra penisola abbia da sempre avuto una scena hardcore se non all’avanguardia per lo meno alla pari di quella internazionale non è certo una novità, con decine di nomi assolutamente di prim’ordine (non sto qui a farvi la lista, chi conosce il genere sa di chi sto parlando…). Rispetto agli altri stili musicali, però, pur senza eccessivi picchi e magari restando ancorata fortemente all’underground, la scena hardcore ha sempre continuato a proporre ottime band, in grado di sostenere, prima, e sostituire, poi, i grandi gruppi del passato. E gli Strange Fear, modenesi d.o.c., rientrano esattamente in questa categoria.
Dodici brani, sedici minuti di musica, un esempio di come a volte l’immediatezza possa diventare una necessità… Niente fronzoli, niente riff ripetuti all’infinito per allungare il brodo, niente filler, solo dodici schegge impazzite che vi colpiscono dritte in faccia veloci come solo il buon Bruce Lee sapeva fare, senza farvi capire un tubo… Track by track? Assolutamente inutile, l’album va ascoltato tutto d’un fiato per godere al meglio dell’istinto animale e spietato che pervade i cinque modenesi, che si muovono sulla falsa riga di importanti act del passato quali Gorilla Biscuits, Minor Threat, e perché no, dei nostrani Raw Power…
Gli elementi caratterizzanti ci sono tutti, dalle vocals indiavolate di Guido, ai cori sguaiati da gang del Bronx, dalle chitarre taglienti alla sezione ritmica terremotante, senza scordarci i fondamentali stop & go, presenti in maniera consistente, per un risultato che farà la gioia degli amanti dell’HC di chiaro stampo americano, di quello più compatto e incazzato, ma assolutamente old school, quindi senza influenze moderne o inflessioni metal.
La cosa che però mi ha colpito più di tutte, è la maestria con la quale il quintetto riesce a controllare rabbia e istinto, l’intelligenza che li porta a non strafare e a non perdere mai di vista l’obiettivo. Irruenza e energia controllate, quindi, grazie anche ad una produzione cristallina ma potente al tempo stesso, che riesce a far fuoriuscire dai solchi dei brani tutta l’attitudine e l’appartenenza al genere degli Strange Fear, cosa che act ben più affermati hanno abbondantemente perso per la via… Integrità hardcore per una delle (nuove) realtà più interessanti del bel paese… Se siete amanti del genere non dovete assolutamente farveli sfuggire.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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