Copertina 6

Info

Anno di uscita:2012
Durata:42 min.
Etichetta:Autoprodotto
Distribuzione:Futurebeat Music Ltd.

Tracklist

  1. J'ACCUSE!
  2. THE JACKALS
  3. EXIT STRATEGY
  4. (I CALLED YOU) MISERY
  5. AM I THE SUN?
  6. TAKE TWO
  7. GHOSTS
  8. BURN (THE CURE COVER)
  9. STATEMENT
  10. THE LONGEST DAY
  11. GHOSTS (REPRISE)
  12. PLAN B

Line up

  • A. Zuccarini: Guitars, Vocals
  • S. Zuccarini: Vocals
  • R. "The Joey" Crespi: Bass Guitars, Vocals
  • L. Terlizzi: Drums

Voto medio utenti

Dopo essersi tolti qualche piccolo grande piacere in ambito live come fare da support act a band con Papa Roach o Sonic Syndicate, i Generation on Dope giungono nel 2012 al loro secondo album, Ghosts.
La proposta di una band che quasi per intero un tempo suonava sotto il nome di Razzle Dazzle e dedita a un hard rock di stampo classico, migra già dal 2008 (anno di fondazione dei G.o.D.) su sonorità che spaziano dal rock al punk fino a cimentarsi con l’hardcore melodico, ma in quest’occasione capiterà anche di udire sperimentazioni costruite su altre frequenze.

Là in mezzo c’è una cover dei The Cure, evito di ascoltarla subito per non lasciarmi influenzare da quello che può essere il risultato; si inizia quindi come da loro programmato con “J’accuse” un’intro che aspira a una teatralità non del tutto trovata (andrà meglio più avanti) con la quale però i G.o.D. presentano almeno a livello di liriche l’intero album: l’obiettivo è di mettere un musica la voglia di rivincita di una generazione nei confronti di scenari anche molto contemporanei, lavorando su toni di protesta comunque mai troppo azzardati, anzi fin troppo sminuiti da cori in stile american-pseudo-punk-adolescenziale. Ma non vorrei soffermarmi su questo, non sarebbe giusto nei confronti di un lavoro per la maggiore decente dal quale mi auguro però che la band possa seguire lo slancio presentatoci spesso tra le note di Ghosts.
“The Jackals” riesce a suo modo a convincere sia in ambito strumentale che delle vocals in primo piano, e la successiva “Exit Strategy” corregge il tiro.
Brani come “(I Call You) Misery” e ancor di più “The Longest Day” grazie a una tendenza blues più o meno marcata mostrano buoni scenari; la titletrack presenta alti e bassi così come in generale l’intero Ghosts.

Grazie a una produzione davvero ben fatta le potenzialità della band vengono sottolineate almeno laddove si dimostrano più efficaci come ad esempio in “Am I The Sun?”, come del resto anche le pecche; per concludere c’è ancora molto da lavorare ma possiamo anche dire che già molto è stato fatto, ci vorrà del tempo forse comunque le basi per coltivare le loro ambizioni sembrano esserci.
Ah…la cover di “Burn”… non è che era poi così necessaria!


Recensione a cura di Salvatore Sanzio

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.