Thy Winter Kingdom - Gnosis / Resurrezione (split album)

Copertina 5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:40 min.
Etichetta:Black Tears of Death

Tracklist

  1. THY WINTER KINGDOM - MOURNING STAR
  2. THY WINTER KINGDOM - THE SERPENT'S SPELL
  3. THY WINTER KINGDOM - P.O.S.
  4. THY WINTER KINGDOM - THE DANCE OF THE ANCIENT QUEEN
  5. PERMIXTIO - RESURREZIONE I
  6. PERMIXTIO - LIMBO
  7. PERMIXTIO - RESURREZIONE II

Line up

  • Vinternatt (guitars)
  • Bahal (drums)
  • Algiz (vocals)

Voto medio utenti

Dall'underground black metal italiano arriva questo split fra i liguri Thy Winter Kingdom ed i veneti Permixtio, attualmente non più attivi. Un vero peccato, perché i loro tre brani rappresentano la parte migliore del cd, con un depressive black fortemente sinfonico e trascendentale nel tentativo di rendere con i suoni simbologie esoteriche. I brani risalgono al 2008/2009, quindi prima che uscisse l'unico album dei Permixtio, Il Canto dei Sepolcri, e risentono palesemente dell'influenza di Xasthur, attenuatasi successivamente. Melodia, oscurità, cavalcate gelide e rarefatte; Limbo è un funereo brano di solo piano. Non originalissimi ma decisamente suggestivi. I Thy Winter Kingdom, invece, prendono a piene mani dal black norvegese più brutale: la produzione grezza li accomuna ai compagni di split, la batteria è rutilante, le chitarre zanzarose, il basso distorto. I brani sono estremamente derivativi, non si nota nessuno spunto creativo particolare e la verve di bands come i Darkthrone è, comunque, lontana. P.O.S è il pezzo più interessante: composta solo dai vocalizzi di un soprano, a cui fanno da sottofondo urla in screaming, è davvero infernale ed inquietante, e richiama momenti celebri dei film horror di Dario Argento. Il resto scivola nella noia. In generale, mi chiedo il senso di un lavoro del genere. Continuare ad emulare le bands più importanti del settore è quantomai inutile nel 2012: il mercato è saturo. In dodici anni gli stessi Satyricon hanno smesso di suonare con lo stile con cui avevano iniziato, sono uscite quantità di dischi di cloni e ora solo una personalità spiccata permette di uscire dall'anonimato. In più, queste produzioni lo fi diventano ridicole, se paragonate alle attuali. Andare a ripescare i brani più vecchi di una band sì interessante, ma non solo sconosciuta, persino non più esistente, dovrebbe essere un incentivo all'acquisto? Operazioni del genere sono controproducenti tanto per le bands coinvolte che per la label che le sponsorizza. Se non siete dei maniaci del genere, che devono avere proprio tutto, o patiti dell'underground più nascosto, passate oltre.
Recensione a cura di Laura Archini

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