Wino ci ha ripensato e ne siamo tutti felici. La sua decisione di sciogliere gli Spirit Caravan per dedicarsi completamente alla vita famigliare dopo la nascita del figlio, era stata accolta con amarezza e delusione da tutti coloro che considerano questo artista una vera icona della purezza rock, un esempio di passione e coerenza musicale.
Tra i tanti che si erano dispiaciuti della sua uscita di scena troviamo grossi personaggi come Henry Rollins, Anselmo, Keenan, Dorrian, gente che non ha mai nascosto ammirazione e rispetto nei confronti dell’ex-Obsessed e St.Vitus. Questo tanto per affermare l’importanza di Weinrich nella scena rock, in particolare stoner-doom, e quanto la stessa fosse più povera con la sua assenza.
Ma altrettanto problematica doveva essere la sua esistenza privata del significato essenziale: lo studio di registrazione, il palco, l’amata chitarra, la musica, non sorprende quindi che dopo un solo anno di silenzio il rientro fosse diventato necessario ed inevitabile, per la gioia dei fans del vero rock.
Nuova band, nuovi compagni. Bruce Falkimburg al basso, membro dei The Field Machine e proprietario degli studi dove hanno inciso l’ultimo singolo gli Spirit Caravan e parecchio materiale gli ottimi Clutch.
Dave “Ostinato” Hennessey alla batteria, frequentatore del più popolare forum stoner internazionale ed anima degli Ostinato, misteriosa cult-band psichedelica del Maryland.
Nuovo disco, novità nello stile. Nessun mutamento epocale tale da sconvolgere i fans, ma è indubbio che il lavoro è meno immerso nell’oscurità, nella spiritualità, in sostanza meno doom di quello a cui Wino ci aveva abituati. Un sangue più duro e nervoso scorre nell’album, un sound decisamente heavy quasi che il chitarrista avesse voluto infondere nelle canzoni tutta l’energia accumulata nel periodo di inattività.
Nei brani cantati da Weinrich affiorano ancora forti riferimenti al recente passato, sia “Sunblood” che “The last tree” godono della magica atmosfera pacata e misteriosa che animava lo stupendo “Jug fulla sun”, ma altri episodi manifestano invece una rocciosità tambureggiante che possiede la consistenza del metal tradizionale ed il feeling dell’hard settantiano.
“Tranquillity base”,”The hidden hand”,”Screw the naysayers” dal sottile tocco punkeggiante, la poderosa title-track, sono le cose più pesanti del repertorio di Wino e nella loro carismatica aggressività mostrano una band compatta e precisa, capace di passaggi avvolgenti ma anche di velocizzare ed affondare i colpi al bersaglio grosso. Da rilevare l’ampio spazio vocale concesso alle tonalità “stonate” di Falkinburg, fatto che contribuisce a staccare ulteriormente The Hidden Hand dal passato di Weinrich, dove il suo timbro quasi soul era marchio inconfondibile.
Ulteriore particolare interessante l’inedito taglio psych espresso nella conclusiva “Prayer for the night”, morbida ed onirica, altro piccolo segnale di cambiamento che aggiungiamo alla novità delle tematiche trattate nelle canzoni, questa volta a sfondo politico e contro le manipolazioni del sistema, piuttosto inconsuete per chi segue il musicista fin dagli anni ’80.
La sensazione finale è quella di un Wino fortemente motivato ed entusiasta, che ha trovato due compagni di spessore ed il piacere di rinnovarsi senza ricorrere a stravolgimenti del suo classico stile.
Pur se ancora con margini di miglioramento i The Hidden Hand sembrano già avviarsi verso un posto di rilievo nel panorama hard/stoner, e “Divine propaganda” risulta l’acquisto consigliato del momento, non fosse altro che per riassaporare gli incantesimi del glorioso chitarrista.