Ethere - Permixtio/Ethere (split)

Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2011
Durata:32 min.
Etichetta:Novecento Produzioni

Tracklist

  1. EPIDEMIA (PERMIXTIO)
  2. MELANCOLIA IN REQUIE (PERMIXTIO)
  3. INNALZAMENTO DIVINO (PERMIXTIO)
  4. ODE ALL'INVERNO (ETHERE)
  5. LUX AETERNA (ETHERE)

Line up

  • Ethere: All Instruments

Voto medio utenti

Dopo l'ottimo debutto degli Infamous, la Novecento Produzioni (label nostrana votata al sottobosco musicale più nero e oscuro) propone un interessantissimo split tra Permixtio e Ethere, in un'elegante edizione in CDR vynil limitata a 200 copie.
Entrambe le band sono dedite ad un Black Metal lento e opprimente, con una strizzatina d'occhio al depressive e assente di qualsiasi forma di luce.

Una melodia di carillon apre il primo dei tre brani di Permixtio . Sin dal significato del moniker (Confusione, Caos in latino) si possono intuire le intenzioni della one man band nata dalla mente di Umbra, già chitarrista degli Strix, “a seguito -cito testuale la biografia- di una forte rivalutazione spirituale volta al raggiungimento di una più elevata e oscura conoscenza del Caos esistenziale”.
Piuttosto canonico il Black Metal di Permixtio, con rare accelerate, grezzo e oscuro, con un'atmosfera malsana, ottimo nel colpire l'ascoltatore, annichilendolo con tanta malvagità e rassegnazione, che trova l'apice con il brano “Innalzamento Divino” con quello stacco parlato tratto direttamente dal film “Martyrs” che dà l'agognato colpo di grazia.

Ancor più interessante a mio avviso la seconda parte del disco, che vede protagonista Ethere, progetto omonimo di un'altra costola degli Strix, il bassista. Due lunghi brani (“Ode all'Inverno” e “Lux Aeterna”) di Black Metal atmosferico lento e depressivo, caratterizzato da riff ripetitivi al limite con il Funeral Doom più opprimente con una melodia minimale e essenziale affogata nel dolore. Sperando che queste tracce siano solo l'apripista per l'uscita di un lavoro sulla lunga durata, torno a lasciarmi avvolgere dal nero manto di queste due promettenti e mortifere realtà italiane.
Recensione a cura di Simone Carta

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