Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:60 min.
Etichetta:Indie Recordings

Tracklist

  1. PRESENTING THE PROBLEM
  2. LENDING A FEVER
  3. LEVERAGE
  4. OVER THE GALVANIZED
  5. CASKETS
  6. DOWNSIDE ADVANTAGE
  7. SCALE OF VALUES
  8. REWATCHED
  9. PAID IN GRAVES
  10. THE BRICKS WENT FLYING

Line up

  • Kjartan Ericsson - vocals/guitar
  • Bård Bøge - bass
  • Cato Olaisen - drums

Voto medio utenti

Stati Uniti d'America? No, Norvegia. Pensavate che Bergen avesse dato i natali solo al black metal? Invece ci sono anche i Ribozyme.
"Presenting The Problem", quinto album per la band, è il terzo registrato con una formazione a tre membri. Quando l’originario secondo chitarrista Jan Ove Knutsen lasciò nel 2004, gli altri musicisti scelsero di non trovarne un altro e di rivedere parte dei brani già scritti sotto una nuova veste; in questo modo, pur non rinunciando al gusto per la poliritmia, lo stile è diventato più immediato. Musicalmente siamo in pieno territorio post grunge, con influenze a volte industrial, a volte prog.
Ad aprire è la title-track, introdotta da un semplice riff di chitarra, che prima lascia la scena al basso ed alla batteria e poi la riprende aumentando lentamente di intensità fino alla conclusione, dove il riverbero delle sei corde introduce direttamente alla traccia numero due. "Lending A Fever" è altrettanto frammentata come ritmo, partendo come midtempo hard rock intervallato da un ritornello più atmosferico e poi diventando più metal; il riff portante ricorda gli Alice In Chains più duri e parte della produzione solista di Jerry Cantrell. Un nuovo riverbero della chitarra e qualche effetto un po’ cacofonico portano a "Leverage", sconfinamento nell'industrial con ritornello melodico alternative rock. "Over The Galvanized" è un pezzo melodico ed atmosferico in pieno stile post grunge (Screaming Trees, di nuovo Alice in Chains); ascoltatelo ad occhi chiusi e vi sembrerà di vedere l'oceano in una torrida giornata estiva. Bellissima (già dal titolo) la finale "The Bricks Went Flying" con il suo mood dolcemente malinconico e la chitarra che somiglia vagamente ad una campana in alcuni punti. Di nuovo si fanno sentire le bands di Seattle ed è questo, forse, l'unico limite dei Ribozyme.
Capiamoci: non si tratta di cloni; la personalità c'è e si sente ma, dalla voce alla musica, la presenza degli Alice in Chains aleggia in maniera costante. Album che che cattura, suonato e prodotto perfettamente, vi da' una scossa e vi esorta a mettervi in viaggio; la strada (meglio se una highway) è li che vi attende.
Recensione a cura di Laura Archini

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