Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2004
Durata:42 min.
Etichetta:Regain
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. PRELUDIUM
  2. HEIR OF DARKNESS
  3. RECREATION OF THE ANGEL
  4. RITES OF GEBURAH
  5. BLACKDOOR MIRACLE
  6. MURDER
  7. KNEEL
  8. BLESS THEE FOR GRANTING ME PAIN
  9. JOURNEY FROM LIFE

Line up

  • Hoest: vocals
  • Rym: guitars
  • Jerv: bass
  • Jontho: drums

Voto medio utenti

Non posso credere che questi Ragnarok - da non confondere con gli omonimi inglesi - siano gli stessi che sette anni fa ci regalavano perle epiche ed emozionanti come "En Verden Au Stein" o "For The World I Am Blinded", con lo zampino del grande Shagrath alle tastiere. Qui di quello strumento non è rimasto nulla, e anche la musica è cambiata a tal punto da non poter quasi più essere paragonata con il passato. La prima novità rispetto al precedente (e deludente) "In Nomine Satanas" è l'ingresso nella line-up di Hoest, già mastermind dei Taake. Non capisco la scelta che ha portato un autentico genio alla corte di questi beceri norvegesi, con l'unico scopo di gracchiare testi satanici degni del peggior gruppo black metal americano e farsi fotografare sporco di sangue nei servizi promozionali. Comunque, nonostante la sua scelta, non posso che augurarmi un ritorno di Hoest a cantare della sua bella Bergen, come ai tempi di Nattestid...
In realtà "Blackdoor Miracle" ci dimostra che i Ragnarok non sono proprio gli ultimi arrivati nella scena black metal: alcune strutture sono interessanti, tecnicamente la band è validissima (a partire dal batterista, sempre sopra le righe) e sa proporci in ogni canzone dei riff di assoluto rispetto. Come nella title-track, animata da una melodia malata e originale, o nella successiva Murder più orientata verso il death. Tanto per riprendere il discorso su Hoest, tralasciando la sua pur buona prova vocale, sarei portato a credere in un suo intervento in almeno due tracce di "Blackdoor Miracle", con partiture heavy particolarmente simili a quelle di "...Bjoergvin...". Non che questo sia un problema; il vero difetto degli ultimi Ragnarok è la mancanza di qualsivoglia emozione suscitata durante l'ascolto della loro musica. Si può essere originali, tecnici, cattivi quanto si vuole, ma se non si è capaci di trasmettere nessuna sensazione (che non è freddezza concettuale - come quella dei Darkthrone - ma una mancanza esecutiva) le altre capacità vengono messe in secondo piano. Purtroppo questa è la fine anche di "Blackdoor Miracle".
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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