Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:51 min.
Etichetta:Blackend
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. PESTILENCE UPON MANKIND
  2. GLORIOUS DAY
  3. GENOCIDE ANGEL
  4. CROWNED WITH LAMENTABLE CREED
  5. DEATH IS MERCY
  6. DEPRIVED OF EVERLASTING BLISS
  7. SOUL AFFLICTION
  8. BRANDED
  9. GRINDING BLACK MADNESS
  10. REVEL IN MISANTHROPY

Line up

  • J. Albrektsson: bass
  • M. Andersson: guitars
  • Morth: drums
  • N. Holthenson: vocals

Voto medio utenti

Con tutti questi gruppetti black/death metal che scelgono nomi simili, può anche capitare che uno confonda gli svedesi Thy Primordial con gli irlandesi Primordial, nonostante la palese diversità della proposta musicale. In altri casi le mega-produzioni (tutte uguali) di studi come quelli di Tommy e Peter Tagtgren non aiutano assolutamente a distinguere i vari gruppi... e vi assicuro che quando si riceve una dozzina di cd con queste credenziali la confusione è sempre in agguato! I Thy Primordial ce le hanno tutte, e se aggiungiamo a quanto detto in precedenza anche una proposta musicale scontata e la grande somiglianza che una quantità industriale di altri act svedesi, mi viene davvero da chiedermi perchè sia qui a sprecare tempo parlando di loro. Forse perchè i nostri hanno un gusto più spiccato per la melodia, e spesso azzeccano quella vincente come nel bel finale di "Glorious Day". Forse perchè ogni tanto una bella mazzata a metà tra Marduk e Dissection può anche fare piacere (ma senza esagerare), se si riesce a digerire la perenne presenza di blast-beat o di doppia cassa. Per il resto siamo sempre sulle stesse coordinate: screaming feroce, riffing indiavolato, temi sempre in bilico tra il blasfemo e l'apocalittico. Le prime tre tracce mi avevano colpito in modo abbastanza positivo, ma poi l'album si è seduto sulle proprie glorie per riprendersi solamente nel finale con la buona title-track. Davvero non saprei cos'altro dire per consigliarvi o tenervi lontani da questo disco! "Pestilence Upon Mankind" è un lavoro mediocre, di quelli che non si schiodano di un micron dalla sufficienza, che riesce ad essere praticamente auto-esplicativo: se vi prende nei primi ascolti può anche diventare un buon ricordo, altrimenti finirà a prendere polvere insieme a tutti gli altri dischi mediocri di questa risma. E' ora che i gruppi e le etichette incomincino a rendersene conto!
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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