Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:57 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. STATE OF FEAR
  2. BEHIND THE CURTAIN
  3. INSTITUTION CHRIST
  4. COSHINJA
  5. THE LONG WAY HOME
  6. WARRIOR SON
  7. ON THE EDGE
  8. SECOND LIFE
  9. CRIMSON EMPIRE
  10. THE INQUISITION

Line up

  • Walter Stuefer: vocals
  • Günter Maier: guitars, keyboards
  • Alexander Hilzensauer: bass
  • Peter "Beda" Bachmayer: drums

Voto medio utenti

"Tales of Doom" è solo il secondo album per i Crimson Cult, dopo l'omonimo esordio del 2009, ma le radici di questa formazione austriaca affondano molto più in là nel tempo. Infatti, qui ritroviamo musicisti come Günter Maier e Alex Hilzensauer, che erano stati due delle colonne degli Stigmata prima e degli Stygma IV poi.
E la loro nuova incarnazione non sconfessa quanto ascoltato su lavori di spessore come "The Court of Eternity" o "The Human Twilight Zone", qui all'insegna di un Heavy Metal ritmato ed affilato, talvolta vintage e con puntate tanto nello Speed quanto nel Doom, a palesare influenze di formazioni come Savatage, Candlemass e Nevermore.

Il cantante Walter Stuefer, fa un ottimo lavoro, interprete potente e versatile, sopratutto in grado di donare pathos, con colori e sfumature diverse, alle varie songs, e sono lì a testimoniarlo episodi come "Behind the Curtain" o la sabbathiana e doomy "Coshinja" o il suo approccio (a metà tra Dickinson e Tate) nell'introdurre "The Long Way Home".
Questo senza nulla togliere alla splendida prova d'assieme messa in atto dai Crimson Cult, a partire dal songwriting e dagli arrangiamenti per arrivare alle singole performance, con Günter Maier che si prende carico non solo del guitarwork, con risultati eccelsi e direi dirompente in fase solista, ma anche delle tastiere.
Oltre alle tre canzoni citate solo qualche riga più sopra, meritano un momento di gloria anche "Warrior Son", qui a riecheggiare i fasti del Ronnie James Dio più epico e la conclusiva "The Inquisition", che non si esime dall'affrontare soluzioni più articolate ed elaborate, tra influenze Progressive ma pure dalla musica Latina e dal Jazz.

Ai Crimson Cult vanno, infine, non solo la mia stima ed ammirazione, ma anche i complimenti per aver realizzato un gran bel disco.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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