Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:19 min.
Etichetta:Stressed Sumo Records

Tracklist

  1. DADDY'S MONEY
  2. FAKE LIFE
  3. SHOWER TIME
  4. STRAIGHT DOWN
  5. TELL ME SOMETHING SCIENTIFIC

Line up

  • Christian Lembach: vocals, guitar
  • Jake Shultz: bass
  • Travis Owen: drums

Voto medio utenti

Musica dura e catartica per tempi difficili.
Un universo greve e sofferto circonda gli eventi ispirati da “Ruiner”, uno dei dischetti più belli e convincenti che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi nell’ambito del settore “suoni & rumori”.
Esplicite e dirette come l’appellativo collettivo scelto da chi le ha pensate, vissute e realizzate, le cinque immagini di una realtà contorta e violenta, espresse sotto forma di canzoni e stipate in questo brillante Ep, svolgono una trama sonora che trova riferimento in una certa scena noise tanto brutale quanto intellettuale (Helmet, Jesus Lizard, certe cose dei Neurosis, …), nel grunge più plumbeo e intransigente (Melvins, Skin Yard, Gruntruck, …) e pure in talune suggestioni doom/stoner/sludge (in una sorta d’ipotetico filo rosso che congiunge Black Sabbath, Danzig, Kyuss e Mastodon), per un impatto artistico veramente incisivo e profondo, che non trascura la melodia neanche in un contesto così annichilente, ossessionante e “frontale”.
I Whores decidono di scavare nel nostro subconscio sbattendoci in faccia tutta la loro inquietudine e lo fanno senza esitazioni tramite l’attacco stordente e claustrofobico di “Daddy's money”, proseguono nell’impresa con “Fake life”, che sembra quasi una jam session tra RATM, Helmet e Kyuss e mentre “Shower time” è schizofrenica come può esserlo una mistura letale Rollins / Eyehategod e “Straight down” atterrisce con la sua ritmica ossessiva e le scariche micidiali delle chitarre divise tra riffs-mammoth ed espansioni lisergiche, tocca a “Tell me something scientific” certificare ulteriormente l’efficacia della conturbante operazione congiungendosi (idealmente e pragmaticamente, attraverso la ripresa delle distorsioni armoniche dell’opener) al suo prologo, aggiungendo al quadro di crudo realismo magnetiche lacerazioni di natura psichedelico - apocalittica.
Il fervore creativo del gruppo americano ha verosimilmente ancora margini di crescita e sono davvero curioso e ansioso di sapere cosa saprà fare la sua impressionante intensità espressiva applicata su uno spazio operativo più ampio, che possa agevolarne l’istinto propositivo … per il momento una stuzzicante e attendibile promessa.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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