Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Demons Run Amok

Tracklist

  1. GET FUCKED
  2. SOME STILL BELIEVE
  3. FUCK OFF AND DIE
  4. COWARD WITH A C
  5. UNDERRATED OVERHATED
  6. A FEW AGAINST MANY
  7. THE POUND
  8. THE BRIDGE
  9. DECISION TIME
  10. SMILE NOW CRY LATER
  11. IT ALL COMES TO THIS
  12. THE TIE THAT BINDS
  13. SEIZE THE DAY
  14. GUTTER RATS
  15. INTRO
  16. SHIT HAPPENS
  17. STRENGTH AND HONOR
  18. THIS IS WHAT YOU GET
  19. SUCKA FREE
  20. OWN THE SHOW

Line up

  • Justin: Vocals
  • Manuel: Guitar
  • Kyle: Guitar
  • P-Nut: Bass
  • Edski: Drums

Voto medio utenti

Hardcore americano o inglese?
Questa è stata una domanda campale per molti thrasher che dopo aver masticato un po' di hardcore in molte cover di Metallica, Slayer o Anthrax, iniziavano ad aver a che fare con questo genere fatto di bandane, skate e atmosfere crossover.
Personalmente ho sempre preferito la scuola della perfida albione, probabilmente per un riffing più sbarazzino e meno asfissiante.
Eppure la sponda hardcore a stelle e strisce ha preso di netto il sopravvento nel corso degli anni.
Gli Alcatraz sono baldi alfieri del genere. Nonostante provengano dall'assolata California, il sound è tipico hardcore newyorchese.
Nei 20 pezzi di "Smile Now Cry Later", 15 canzoni nuove e le ultime 5 provenienti da un precedente demo, le ombre di gruppi come i Cro-Mags o gli Agnostic Front tiranneggiano prepotentemente.
I ritmi sono forsennati e si susseguono senza alcuna sosta o concessione alla melodia, per cui aspettatevi ritmiche veloci accompagnate da qualche stacco rallentato tipicamente mosh.
Una menzione a parte per "Shit Happens" , strofa con un riff bello corposo e ritmato, ponte da pogo selvaggio e ritornello cadenzato. Sicuramente il brano che mi ha colpito di più.
Il problema è che sono 20 brani e se si esclude la canzone sopracitata o la violentissima opener "Get Fucked" il resto sono "pezzi fotocopia" che si ripetono più volte.
Se vi nutrite a pane e Madball, "SNCL" potrebbe anche non dispiacervi, anche se personalmente lo ritengo un album senza infamia e senza lode.
Recensione a cura di Filippo Belli

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