Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:46 min.
Etichetta:Drugstore Records

Tracklist

  1. JUST CAN'T STOP
  2. LIKE A HEART ATTACK
  3. TOO LONG AT THE FAIR
  4. BIRMINGHAM
  5. WHEN THE BOYS ARE BACK
  6. WINGS
  7. BIG BETTY
  8. SUMMER DRESS
  9. FISHERMAN'S BLUES
  10. MEXICO SMILE
  11. LEGEND IN YOUR LUNCHBOX

Line up

  • Terje Kjørlaug: guitars
  • Morten Fredheim: vocals
  • Endre Hallre: bass
  • Remi Fagereng: drums

Voto medio utenti

Questo Cd degli Himora piacerà a tutti gli appassionati del rock n’ roll puro e semplice, quello che recupera la tradizione della roots music statunitense e, inserendola in un levigato contesto hard, riesce ancora a sorprendere e farsi apprezzare, conservando nell’interpretazione un’enorme freschezza, indispensabile per sedurre sia i vecchi frequentatori (anche solo) “virtuali” della polverosa Highway 61 e sia chi la bellezza imperitura di certi suoni l’ha scoperta, magari esclusivamente per questioni anagrafiche, nei tempi recenti.
Apprendere che il gruppo è norvegese dimostra solamente, ancora una volta, che lo “studio” e la passione possono superare anche i confini geografici e le loro “naturali” prerogative, almeno se si dimostra di possedere la chiave dello scrigno dell’ispirazione.
In un songwriting disinvolto e di gran livello risiede il segreto artistico di “Argue all your want”, la sua spigliatezza e genuinità vi ricorderanno Bad Company, Drivin’ N’ Crying, Foreigner, Aerosmith, CSN & Y, The Black Crowes, Rolling Stones, Creedence Clearwater Revival, Thunder, Little Feat, Humble Pie e James Gang, manipolati con tocco felice, sentimento e notevole classe, tutta “roba” che rende praticamente ininfluente, seppure ragionevole, la consueta obiezione di scarsa originalità.
E’ quasi insolente raccomandare una canzone in luogo di un’altra, tanta è la confortevole qualità del programma, magari privo di particolari picchi (“When the boys are back”, la Doobie Brothers-iana “Summer dress” e la canicolare “Fisherman's blues” si avvicinano “pericolosamente” ad incarnare tale impegnativo ruolo, però, …), eppure anche sprovvisto di momenti di flessione davvero significativi e finirò, dunque, per consigliare l’ascolto del Cd anche a chi conosce solo gli aspetti più “trendisti” e superficiali della questione (“Birmingham” e “Legend in your lunchbox” potrebbero finire per piacere anche agli estimatori degli ultimi RHCP, così come l’ammiccante shuffle di “Too long at the fair” rischia di conquistare i fans di Lenny Kravitz, mentre “Wings” sarebbe in grado di attrarre i sostenitori dei Maroon 5 con nozioni di AOR …), nella speranza che si aggiungano agli estimatori più smaliziati del settore, sicuramente colpiti dalla voce vellutata e pastosa di Morten Fredheim, autentica protagonista dell’opera, e dall’abilità collettiva di una band veramente dotata nella rivitalizzazione di una formula espressiva così consolidata.
Un altro disco revival (toh, accidentalmente è anche la denominazione di uno dei miei “spacciatori” musicali di fiducia … vabbè, Marco, poi passo a riscuotere …)? Sissignori, ma prima di tutto un bel disco, nonché l’ulteriore segno tangibile che un’eredità, quando è così importante e sentita, non va mai sprecata … almeno nel rock!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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