La nota che accompagna il promo digitale di "And So It Came To Pass" dei Dyscarnate è piena zeppa di frasi altisonanti volte a celebrare le capacità del combo inglese, con un'enfasi di cui chi ha un minimo di esperienza nel settore ha imparato a diffidare. D'altronde quando ti spacciano un gruppo al secondo disco come una delle band leader della nuova scena death metal internazionale l'odore di fregatura è molto forte..tuttavia, nonostante i proclami esagerati e pompati, una volta dato il via all'ascolto di "And So It Came To Pass" appare evidente come i Dyscarnate abbiano più frecce nel loro arco di quanto non si pensi: il loro death metal infatti risente di alcune tinte moderne, ma senza cedere alle tentazioni di accodarsi al carrozzone deathcore che ormai dilaga, e mostrando in maniera inequivocabile come la band sia legata allo spirito primigenio del death metal. Ottimo il lavoro di chitarra e batteria, con un riffing devastante che propone assalti all'arma bianca e momenti più adatti a un headbanging brutale e cadenzato, variando quindi molto il mood dei brani. Brani che comunque si rivelano assai efficaci, con una nota di merito particolare per "In The Face Of Armageddon", "A Drone In The Hive", la scavezzacollo "The Promethean" oppure "Engraving Ecstasy", il cui merito più grande è quello di proporre delle soluzioni moderne ma allo stesso tempo legate al death metal di stampo più tradizionale. Su tutto si staglia inoltre il growl davvero convincente del cantante e chitarrista Tom Whitty, spalleggiato anche dal bassista Henry Bates.
"And So It Came To Pass" si configura quindi come un album marziale, quadrato, groovy, potente e convincente sotto molti punti di vista e siamo certi che potrà essere apprezzato sia dai deathster di vecchia scuola che dalle nuove leve. Se i Dyscarnate siano la nuova promessa del death metal mondiale francamente è ancora prematuro dirlo; sicuramente con questo disco si faranno notare, il resto lo scopriremo solo con il tempo.