Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:40 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. ENTRANCE
  2. OUTSHINE
  3. INTO SUBMISSION
  4. SLAVE TO KING
  5. THE PERPETUAL WAR
  6. EXALT THE MASTER
  7. DYING DAY
  8. THE GREAT SUBTERFUGE

Line up

  • S. Berserker: vocals, rhythm guitar
  • T. Hellfinder: lead guitar
  • P. Hunt: drums

Voto medio utenti

Non mi capita molto di frequente di trovarmi in difficoltà nel recensire un disco. In genere vado dritto al punto e via… Questa volta però, non so che pesci prendere, perché il secondo full length degli Assaulter mi ha lasciato più di un dubbio. Generalmente apprezzo proposte come questa, però c’è qualcosa che non mi convince. Intanto la pericolosa moda che c’è da qualche anno, e cioè di dover necessariamente apprezzare ed accettare qualsiasi proposta musicale “old school”, senza soffermarsi sul reale valore del disco in questione, quasi fosse un sacrilegio fare il contrario. Ma più che questo, è proprio l’aspetto musicale che non mi ha convinto appieno. Mi spiego… Gli Assaulter propongono, è facile intuirlo da come si presentano, la classica miscela tra il thrash metal più grezzo e il black metal meno estremo, sulla falsa riga di gruppi come Sarcofago, primissimi Necrodeath, Aura Noir e, ovviamente, visto che il factotum Simon Berseker ne ha fatto parte, Destroyer 666. Dov’è, quindi, il problema? Per me risiede nel fatto che “Boundless” non è abbastanza sporco e malvagio come dovrebbe essere un disco di blackned thrash metal. Sì i riff ci sono, la velocità pure, l’immancabile screaming in Petrozza style anche, la produzione è buona e volutamente retrò, il look è curato (pure troppo), ma manca la spontaneità. Ascoltando il disco si ha come l’impressione che sia tutto troppo finto e studiato a tavolino, svogliato, e per quanto brani come l’opener “Entrance” o l’arabeggiante “Slave to king” possano avere un loro perché, così come la veloce “Into submission”, resta quell’amaro in bocca che finirà con il posteggiare il cd degli Assaulter in un lato recondito della memoria, per rispolverare vecchi capolavori di Protector, Sarcofago, o anche dei più giovani e già citati Aura Noir, giusto per fare dei nomi. Insomma, “Boundless” mi sembra un disco troppo di mestiere, e per un album di black/thrash non riesco ad accettarlo, visto che, parte fondamentale di queste release, sono l’attitudine e la sincerità della proposta della band in questione, unite all’ovvia aggressività, che in questo caso latita pericolosamente. Mi spiace essere così duro e diretto nei confronti di un disco che tutto sommato si lascia anche ascoltare, ma nella marea di uscite di questo genere che sempre più affolla gli scaffali di cd in questi anni di thrash revival, è giusto iniziare a scremare un po’…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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