Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:40 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. FLOATING IN DARKNESS
  2. ILLWILL
  3. THE HATING
  4. U.N.S.A.N.E.
  5. HOUSE OF THE SETTING SUN
  6. BEHIND THE GREEN DOOR
  7. PARASITES
  8. OUT OF CONTROL
  9. TASTE OF HELL
  10. MIDNIGHT MADNESS

Line up

  • Daniel Brennare: vocals, guitars
  • Fredrik Jordanius: guitars
  • Mikael Larsson: bass
  • Johan Oudhuis: drums

Voto medio utenti

Amati dal sottoscritto ed odiati dal sottoscritto. Amati sui canoni Doom e Gothic ma altrettanto odiati sulle divagazioni fin troppo psichedeliche che ogni tanto li hanno visti allontanarsi dalla strada maestra, i Lake Of Tears son ancora qua, e a 4 anni dal passo falso di "Moons and Mushrooms", i quattro svedesoni danno alle stampe "IllWill", un album alquanto strano per loro.
Le 10 tracce sono - oserei dire - piuttosto scarne e dirette, rocciose e senza troppi fronzoli anche se la melodia non è mai in discussione. Ed è proprio questo atteggiamento da "ehy man, we are dangerous" che riesce ad intrigarmi e a convincermi che la linfa in loro è ancora bella densa e viva. Per darvi due coordinate due, è come se al bellissimo "Black Brick Road" venisse estirpato qualche momento Gothic per essere rimpiazzato da un poco di ghiaia.

Certo, il loro stile a volte pinkfloydiano e piuttosto intimista non è messo in discussione ed in disparte ("House Of The Setting Sun") anche se - devo dire - è molto meno presente che in passato, ma brani come l'opener "Floating Darkness", "The Hating" "Parasites" e la conclusiva "Midnight Madness" sono forse gli episodi più taglienti e up tempo della loro discografia (leggi bei riffoni serrati straight in your face - ragazzi, "Parasites" sembra uscita dai Motorhead!)

Ottima è anche "U.N.S.A.N.E.", una song tutta basata sul un riffing aperto ed accentato adagiato su una doppia gran cassa continua che fa tanto anni '90, anche se l'apice in assoluto è costituito da "Behind The Green Door", una song al 1000% LOT, in cui la voce e la tastiera (praticamente non ancora apparsa fino ad ora nelle songs precedenti) danno una goccia di luce ad un mood decisamente Goth, molto accattivante e danceable (ndr - nel 1972 uscì un film porno con lo stesso titolo).
Altra chicca da assaporare è "Out Of Control", una cavalcata mid tempo a classico trademark Lake Of Tears che cresce, ti avvolge e ti coinvolge con il passare dei secondi.
In conclusione, siamo davanti a un album decisamente dinamico e a tratti selvaggio se messo in relazione a quanto la band oramai ci aveva abituato, in cui gli albori ritornano fondendosi con i classici elementi LOT, assolutamente non deludendo (deo gratias!) l'ascoltatore.

Non completamente al livello di "Black Brick Road" (e non cito l'immenso, incomminsurabile "Forever Autumn", ancora oggi uno degli album più... autunnali e melanconici che mi sia capitato di ascoltare finora) ma decisamente MOLTO MOLTO VALIDO.

Ah, come godo nel riassaporarli!
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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