Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:55 min.
Etichetta:Roadrunner
Distribuzione:Warner

Tracklist

  1. AUDIO SECRECY
  2. MISSION STATEMENT
  3. DIGITAL (DID YOU TELL)
  4. SAY YOU’LL HAUNT ME
  5. DYING
  6. LET’S BE HONEST
  7. UNFINISHED
  8. HESITATE
  9. NYLON 6/6
  10. MIRACLES
  11. PIECES
  12. THE BITTER END
  13. IMPERFECT
  14. THREADBARE

Line up

  • Corey Taylor: vocals
  • James Root: guitar, backing vocals
  • Josh Rand: guitar
  • Shawn Economaki: bass
  • Roy Mayorga: drums

Voto medio utenti

Praticamente in comporanea con Murderdolls, esce il terzo capitolo di Stonesour, band di James Root e - ancor di più - di Corey Taylor (chi non li conosce per la loro militanza con Slipkont è pregato di studiare il Metal degli ultimi anni, grazie), e anche qui, come per Murderdolls, sembra difficile poter parlare di progetto estemporaneo, almeno ora.

Prima di andare avanti, comunque, devo dire che la bontà di "Audio Secrecy" e l'affiatamento della band che traspare sembra aver poco a che fare con la morte di Paul Grey (bassista di Slipkont)... ovvero, in altre parole, questo dischetto è contemporaneo con la scomparsa del ragazzo... vi chiederete dove voglio arrivare, immagino...il punto finale è che Stonesour è una band effettiva, che probabilmente in un futuro prossimo porterà la priorità in casa Taylor e Root, stando alle ultime dichiarazioni che son apparse, ovverro che gli Slipknot hanno futuro molto incerto e nebuloso.

Quindi godiamoci "Audio Secrecy", un dischetto molto ben calibrato, fra meolodia e rabbia controllata, ove i ritornelli sono cuore portante di ogni brano, molto ispirati, a tratti veramente pop, nel miglior Bon Jovi Style dell'ultima decade.
Decisamente aggressivo rimane comunque sempre il guitar riffing, anche nelle parti melodiche ed arpeggiate, come, per esempio nella bellissima "Say You'll Haunt Me", una power ballad up tempo dal furore di petalo strappato, o come la popposissima "Dying" (posso percepire l'invida di Jon Bon Jovi a miglie e miglie di distanza!), vero gioello dell'album , come lo fu "Through Glass" 4 anni fa ai tempi di "Come What(ever) May".

E le influenze Slipknot, voi mi chiederete... beh, basta sentire "Mission Statement", la prima canzone dopo l'intro, oppure "Unfinished", o ancora la tesa "The Bitter End" per capire come tali si siano amalgamate con la concezione melodica che risiede dietro Stonesour... concezione che tende al tributo nella finale "Threadbare", un fritto misto in bilico tra Lenny Kravitz, ma dal chorus che ricorda alla lontana "Sfeat Leaf" dei grandissimi Black Sabbath.

In conclusione vi raccomando vivamente di ascoltare questo dischetto, se non altro per capire dove una parte dell'anima di Slipknot andrà a risiedere. Probabilmente per sempre.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 06 ott 2010 alle 10:04

Francamente questo disco mi ha un po' deluso, lo trovo un po' moscio e un po' privo di quei piccoli colpi di genio che avavo invece trovato nei due precedenti. Questo è uno di quei dischi che una volta ascoltato tutto, e si lscia ascoltare anche piacevolmente fino alla fine, non ti lascia niente, nemmeno uno straccio di ritornello che ti rimbalzi in testa. Questo a mio parere, ovviamente.

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