Blood Of Kingu - Sun In The House Of The Scorpion

Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2010
Durata:36 min.
Etichetta:Candlelight Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. HERALD OF THE AEON OF DARKNESS
  2. THOSE THAT WANDER AMIDST THE STARS
  3. CYCLOPEAN TEMPLES OF THE OLD ONES
  4. INCANTATION OF HE WHO SLEEPS
  5. GUARDIANS OF GATEWAYS TO OUTER VOID
  6. CEREMONIES TO AWAKE THY ANGELESS HATE
  7. MORBID BLACK DREAMS BRINGING MADNESS
  8. THE GATE OF NANNA (BEHERIT COVER)

Line up

  • Roman Saenko: vocals/guitar/keyboards
  • Thurios: guitar
  • Krechet: bass
  • Yuriy Sinitsky: drums

Voto medio utenti

Seguo la scena Black Metal nella sua totalità da moltissimo tempo eppure mi sono fatto sfuggire questi Ucraini Blood Of Kingu, mea culpa. A prima vista leggendo il monicker e potendo osservare un po' l'estetica della copertina e del logo mi ero preparato ad un assalto in stile Sigh per poi rendermi conto della vera provenienza di questo gruppo: l'est Europa più profondo, e in questo caso gli eventi cambiano radicalmente. Nella formazione dei Blood Of Kingu fanno la loro comparsa musicisti già impegnati in altre band Black Metal ormai consolidate nel mondo underground come Hate Forest soprattutto Drudkh, quindi è normale che sia presente un po' dello stile che caratterizza quei due progetti, e mi riferisco a quella particolare sensazione di infinito che riescono ad emanare, un qualcosa di etereo e spietato allo stesso tempo. Sun In The House Of The Scorpion rimane ad ogni modo un album composto da un Black Metal marziale e oscuro, anzi, forse è proprio questo il gruppo in cui possono sfogare il loro lato stilistico più bestiale e cattivo, adottando sempre una forma e un approccio alla materia personale. Generalmente tutto fila via liscio, soltanto in qualche occasione la band mostra il fianco con soluzioni che non sempre fanno mantenere alto l'interesse, mi riferisco a certi arrangiamenti che sembrano un corpo estraneo, come se viaggiassero parallelamente al tutto. Da segnalare il concept che sta dietro questa proposta musicale, fatto di riferimenti culturali che vanno a pescare dalla tradizione orientale, nel caso specifico Sumera, Egiziana e chi più ne ha più ne metta. Per palati fini, malgrado ci siano ancora degli angoli da smussare.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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