Copertina 4,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:45 min.
Etichetta:Arctic Music

Tracklist

  1. REX INFERNUS IN EXCELSIS
  2. REVELATIONS REFLECTED FROM A DEAD JEHOVA'S EYES
  3. THE ORACLE OF ANNIHILATION
  4. ANGUISH BROUGHT TO HEAVEN
  5. INVOKING THE INFERNAL MAJESTY
  6. OCULUS INFERNUM
  7. MARK OF THE DEVIL
  8. PERPETUAL DEMISE OF THE BASTARD SON

Line up

  • Xul: vocals, bass
  • Xaphan: vocals, guitars
  • Nocturath: guitars, vocals
  • Goss "The Hammer": drums

Voto medio utenti

Il terribile difetto che colpisce ogni lavoro proveniente dagli USA in ambito artistico deriva purtroppo dalla generale mancanza di cultura del popolo statunitense: anche il black metal non fa eccezione... può perciò anche capitare di trovarvi davanti un cd di montati provenienti dal sud della Florida che credono di aver inventato un genere suonando insieme solo da poco più di tre anni. Tutto quanto fa clichè e deja-vu a loro sembra rivoluzionario: 66 tracce che ricordano il numero del demonio, face-painting e borchie a volontà, testi e immagineria satanica, perfino un motto ridicolo e senza senso come "No Beauty, No Atmosphere, No Tranquillity" (perchè niente atmosfera???). A questo punto entrano in gioco le fanzine americane, per le quali il disco è un capolavoro in grado di competere con i classici di Emperor, Immortal e altre leggende scandinave... La realtà, come avrete già capito, è un tantino diversa: zero idee, canzoni piatte, riff già sentiti un migliaio di volte e una voce tristemente monocorde. Oltretutto i Kult Ov Azazel si ispirano al filone svedese dei Marduk a metà tra la velocità di "Panzer Division" e i rallentamenti improvvisi dei successivi album... e questo è un genere che non trasmette davvero nessuna emozione, con le band impegnate in una gara di velocità o di (finta) malvagità gratuita. E per finire, basta con quella fastidiosissima doppia cassa che va a fare da tappeto ad ogni canzone! Posso permettermi di salvare da questo macello solo la quinta traccia, che in fin dei conti non risolleva neanche di molto quest'album dal disastro completo. Consiglio ai Kult Ov Azazel di lasciar suonare il black ai loro connazionali che ci sanno fare (Judas Iscariot per esempio) e di dedicarsi magari al death metal, disciplina in cui i floridiani eccellono.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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