Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2010
Durata:46 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. THE HUMAN MACHINE
  2. IT’S WHAT YOUR COUNTRY CAN DO FOR YOU
  3. TWISTED TRUTH
  4. TRUE COLOR
  5. SUPPRESS FREE THINKING
  6. A REPLICA OF INVENTION
  7. FACELESS VICTIMS EXPELLED
  8. WORSHIP THE SUN
  9. THE LACK OF SPACE
  10. IMPALE TO KILL

Line up

  • Paul Speckmann: vocals, bass
  • Alex Nejezchleba: guitars
  • Zdenek Pradlovsky: drums

Voto medio utenti

Ci sono alcune band che hanno fatto della coerenza stilistica un punto di forza. Inutile dire che i Master sono tra queste… Ci sono alcune di queste band che nonostante questo immobilismo musicale sono riuscite a pubblicare ottimi dischi. Inutile dire che i Master sono tra queste… I loro fans hanno sempre apprezzato l’operato di Paul Speckmann, fondamentalmente per un solo motivo: Paul è un uomo onesto, che mette il 1000% in quello che fa. Non si risparmia, ogni singolo brano da lui composto sprizza passione ed è sincero, e questo nuovo album non è da meno… E tutto ciò è chiaro fin dalla opener “The human machine”, che dà anche il titolo al disco, una mazzata tra capo e collo di puro old style death metal, come sempre ricca di richiami al buon vecchio thrash. Riff semplici, batteria terremotante, ma soprattutto l’inimitabile voce di Speck, sono i punti di forza di quest’album. Non lasciatevi però trarre in inganno. Ho usato la parola semplice non in senso negativo, tutt’altro… Il disco contiene comunque parti pregevoli, ritornelli azzeccatissimi e ottimi riff ad opera di Alex Nejezchleba, ma senza quei barocchismi e quei riempitivi spesso forzati che potete trovare in altri album death. Il sound della band nei sui dischi è molto live, tant’è che quando assistete ad un loro show sentite i brani riprodotti esattamente come su cd, senza fronzoli, senza specchietti per le allodole. Solo violenza, tanta violenza, e un muro sonoro che poche band riescono a riprodurre. E ricordiamoci che stiamo parlando di un trio… Buona parte del merito va a Zdenek Pradlovsky, che con il suo stile semplice ma efficace dietro le pelli riesce a trascinare i brani con una furia decisamente notevole. Quando qualche anno fa Paul ha deciso di lasciare gli States per trasferirsi nella Repubblica Ceca, infatti, non poteva trovare elementi migliori di Alex e Zdenek per rimettere in vita la sua creatura… Ma torniamo all’album… Dopo l’ottima titletrack si continua alla grande con la denuncia di “It’s what your country can do for you”, ancora una volta diretta, con Paul che ci sputa in faccia senza troppi giri di parole tutta la sua insofferenza. Ottima anche “Twisted truth”, con quel riff che ti trapana il cervello fin dal primo giro e non ti lascia in pace per giorni e giorni. A questo punto è chiaro che se siete dei palati fini farete meglio a girare al largo da quest’album. Se invece masticate pane e death metal e ruttate anche quando rispondete al citofono, in “The human machine” troverete ciò che fa per voi: il riff micidiale di “True color”, la furia iconoclasta di “Suppress free thinking”, che ancora una volta affronta temi sociali e di denuncia nei testi, o la micidiale “The lake of space”. Non ha cali quest’album, nella sua monoliticità risulta comunque ascoltabilissimo, non annoia, anzi, non farà fermare neanche un attimo il vostro headbanging furioso dalla prima all’ultima canzone. Zio Paul ha messo a segno un altro colpo con la sua band, e ha impartito l’ennesima lezione a tante giovani band che non riescono a cogliere la vera essenza del death, e del metal più in generale. Semplicità, attitudine, ignoranza, grezzume e nessun compromesso, questi i requisiti che troverete in “The human machine”. Se siete degli ipertecnici masturbatori dello strumento guardate pure altrove, non prima, però, di aver dato comunque un ascolto alla lezione del professor Speckmann. Dopo l’ottimo ultimo album degli Unleashed, un’altra vecchia band colpisce a fondo. Sarà un caso?
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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