Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2003
Durata:58 min.
Etichetta:Limb
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. THE PROPHECY
  2. A RISE TO POWER
  3. NETHERLIFE (BLACK ROSES DIE)
  4. INSANITY'S FALL
  5. THE OTHER SIDE
  6. STORMCHASER
  7. WHERE MADNESS HIDES
  8. LOST IN THE LIGHT
  9. LIFE IS BLACK
  10. THE BIRTH: THE TRAUMA BEGINS
  11. TRAUMATISED
  12. A RISE TO POWER (REPRISE)

Line up

  • Tim Grose: vocals, guitars, keyboards
  • Stuart Marshall: guitars
  • Brendon McDonald: bass
  • Steve Moore: drums

Voto medio utenti

Quando ho visto la (terrificante) copertina di questo cd, ho subito pensato che mi sarei imbattuto in uno di quei gruppi beceri che fanno tanto la gioia del Graz. Non mi sono sbagliato di molto! Ma chi sono questi Dungeon? I nostri eroi provengono dalla lontana Australia e, nonostante quasi quindici anni di carriera alle spalle e pur avendo preso parte a numerosi tour in patria (di supporto a nomi del calibro di Malmsteen, Nevermore e Mayhem), sono ancora dei perfetti sconosciuti qui in Europa. "A Rise to Power", questo l'epicissimo titolo del cd, è uscito nel 2002 in Australia ed è il secondo album vero e proprio del gruppo. Ci viene proposto nell'estate del 2003 da Limb, con la speranza di conquistare il mercato statunitense e quello europeo, tradizionalmente propizio per proposte musicali di questo tipo. I Dungeon suonano un Power Metal di stampo teutonico fortemente influenzato da Iron Maiden, Helloween e Blind Guardian, dinamico e coinvolgente, ma purtroppo poco originale se confrontato con le numerose uscite degli ultimi anni. Il punto di forza del gruppo è la splendida ugola di Lord Tim, che nel cantato può ricordare per certi versi Bruce Dickinson e per altri Geoff Tate: questa somiglianza non è casuale, dal momento che i Queensryche stessi vengono onorati con una convincente cover di “Queen of the Reich”, posta al termine del platter in veste di ghost track. I Dungeon non si preoccupano di prendere le distanze dai clichè del genere: assoli velocissimi e iper-melodici, cori epici e ben curati, ritornelli facilmente assimilabili: tutto quello che fa la felicità di un die-hard fan. L'unica eccezione è portata dall'undicesima traccia, “Traumatised”, decisamente più tirata e violente delle altre canzoni, in cui Lord Tim dimostra di cavarsela bene anche con uno stile di canto più estremo. In ogni caso le composizioni sono piacevoli e ben scritte, facilmente ricordabili dopo qualche ascolto del cd. La produzione non è eccelsa, soprattutto a causa del plasticoso suono della batteria. Tra i migliori episodi del disco meritano di essere menzionate l'arrembante title-track, posta in apertura di cd, la rockeggiante “Stormchaser”, l'orecchiabilissima “Insanity's Fall” e l'incalzante “Lost in the Light”, il cui chorus mi ha ricordato da vicino quanto fatto dai Blind Guardian all'inizio degli anni novanta. I Dungeon sono un ottimo gruppo che, pur mettendo in luce delle ottime capacità e una incredibile passione, non riesce a distinguersi dal resto del mercato a causa di un songwriting poco originale. Questo disco non mancherà di entusiasmare gli amanti del genere... ma difficilmente conquisterà il cuore di un altro tipo di ascoltatore.
Recensione a cura di Marco 'Lendar' Pessione

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