Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:55 min.
Etichetta:Metal Blade
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WHEN TIME ELAPSES
  2. BLISTERING HATE
  3. EXISTENCE ASLEEP
  4. THE DECLINE AND THE FALL
  5. LAM TSOL OUA
  6. THROUGH DARK SKIES
  7. OPPOSITES FROM WITHIN
  8. ECHOES OF DISTRESS
  9. PURE

Line up

  • Mathieu: vocals
  • Franck: guitars, backing vocals
  • Yann: guitars
  • Mika: bass
  • Julien: drums

Voto medio utenti

Questo “Hydra Lernaia” è il debut album per i francesi Eryn Non Dae, moniker di origine elfica del quale al momento mi sfugge il significato. La band originariamente si chiamava End ma ha dovuto cambiare per problemi di omonimia.
Come nella migliore tradizione transalpina ci troviamo di fronte ad una band metalcore nel vero senso del termine, la quale sa unire l’hardcore e il grindcore con il metal estremo, sotto forma di death e thrash metal. Il risultato è di certo superiore alla somma delle singole parti, con un sound che definire mostruoso è un eufemismo.
La scena francese ci ha abituato a band davvero molto brave, Zubrowska su tutti, e questi Eryn Non Dae non sono da meno.
Sin dall’iniziale “When Time Elapses” si viene investiti da una vera e propria esplosione sonora, un’orgia sonica nella quale, su uno sfondo apocalittico, vengono disegnate trame complesse, malate, sostenute da ritmiche violentissime e convulse, con un singer che si dilania letteralmente le corde vocali. Mathematical Core è il nome che in genere si dà a questa musica, con rimandi a band come Dillinger Escape Plan e Meshuggah, senza dimenticare la componente più core, ovvero richiami a Isis e Between The Buried And Me.
Le canzoni sono mediamente lunghe, e tale effetto è accentuato, persino in quelle più brevi, dalle capacità camaleonticamente progressive di cambiare mood nel corso della medesima canzone, pur mantenendo sempre pigiato il piede sull’acceleratore della brutalità e della violenza sonora.
Existence Asleep” è letteralmente devastante e, sorpresa graditissima per me, rimanda i migliori Meshuggah, quelli di “Chaosphere”, riprendendone persino le atmosfere cupe, malsane e claustrofobiche.
Per fortuna che a metà disco c’è una placida, anche se inquietante, strumentale, “Lam Tsol Oua”, prima che riprenda il massacro, con un’altra delle migliori canzoni del disco, “Through Dark Skies”, al pari di “Echoes Of Distress”. Quest’ultima ha movenze ritmiche che ribollono letteralmente di lava incandescente, pronte a improvvisi scoppi che deflagrano intorno la loro mortale sostanza.
Era molto tempo che non ascoltavo un debutto così convincente, di una band così matura e letale.
Sia chiaro che questi francesi non inventano nulla, ma quello che fanno lo fanno con una perizia tecnica, una cattiveria ed una convinzione che atre band, ben più navigate, si possono solo sognare.
Questo è un fottuto massacro sonoro, un massacro che non vi potete assolutamente perdere.


Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 30 dic 2009 alle 11:58

Meglio comunque gli originali!!!!! Sono dei buoni imitatori, migliori di molti altri altri...per lo meno non si limitano solo ad un copia- incolla dei Meshuggah.

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