Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2003
Durata:46 min.
Etichetta:Osmose
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. AS FIRE SWEPT CLEAN THE EARTH
  2. THE DEAD STARE
  3. THE CROSSING
  4. QUEEN OF NIGHT
  5. HAVENLESS
  6. RIDICULE SWARM
  7. A DARKER PLACE

Line up

  • Grutle Kjellson: vocals, bass
  • I. Peersen: guitars, synth

Voto medio utenti

Il viking metal degli Enslaved aveva bisogno di elementi progressivi e sperimentali? La risposta è sul nuovo "Below The Lights", che segna il ritorno dei pionieri norvegesi, dopo il pessimo e deludente "Monumension". Purtroppo per me, la risposta è no: basta sentire l'opener "As Fire Swept Clean The Earth" rovinata da un riff centrale stoppato e dall'inutile growling che non aggiunge nulla alla buona prestazione vocale di Kjellson. Pensare che il pezzo è uno dei migliori dell'album, e ascoltare gli Enslaved giocare con i cambi di tempo è triste... per fortuna che la canzone termina nel migliore dei modi con un finale epico e malinconico. I successivi due pezzi si muovono sulle stesse coordinate: riff più o meno complessi, il solito screaming e - purtroppo - anche assoli neoclassici e momenti al limite del tamarro, tra giri di chitarra catchy e tastiere elettroniche. I pochi momenti acustici risollevano un pò l'album, fino alle due canzoni, chiamiamole così, chiave. "Queen Of Night" inzia con una delle melodie più strane della storia Enslaved: un flauto e la batteria giocano a comporre visioni bucoliche, di vita a contatto con la natura. Il pezzo ha un bella struttura, dapprima lento cresce continuamente fino a sfociare in un break centrale molto aggressivo... ma c'è una calma, una pazienza nell'aspettare la tempesta che solo i migliori Enslaved possiedono. "Havenless" inizia invece come una delle migliori viking-song mai composte dal gruppo, con un coro carico di epicità e fierezza. Se lascio un secondo da parte l'atteggiamento da fan della band, e recupero un pò della perduta obiettività, devo puntualizzare un paio di cose: "Below The Lights" è un album non da Enslaved, ma che non può essere annullato solo per questo motivo dato che verrebbe lodato se fosse stato composto da una qualsiasi altra band. In aggiunta a questo bisogna ammettere che le sperimentazioni del gruppo scandinavo sono spesso ben congegnate, e quasi tutti i riff nella loro complessità risultano interessanti. Un sound che sta a poco a poco riunendo le tentazioni progressive all'antica anima vichinga... un'attività che forse troverà il suo perfetto compimento sul prossimo album, mentre su questo pesa ancora un pò l'eredità di lavori come Eld o Frost che gli Enslaved si tireranno dietro per sempre. Il viking metal degli Enslaved aveva bisogno di elementi progressivi e sperimentali? Forse si, ai posteri l'ardua sentenza.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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