Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:23 min.
Etichetta:Visible Noise
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. BEHOLDER
  2. SERPENT, I'M NOTHING BUT YOUR ANCHOR
  3. ENDLESS SEA OF DIRAC
  4. THE COLD WEALTH
  5. EYE DESPISE THE FACELESS
  6. CARCINOMA
  7. FRANK WEST
  8. VELVET GROUND

Line up

  • Max D'Albiac: vocals
  • Jon Barmby: drums
  • Tristan Macfie: guitars, vocals
  • Ant Whittington: bass

Voto medio utenti

Ultimamente il Regno Unito sembra davvero vivere una primavera artistica, con una miriade di bands, dal punk al death metal, che tuttavia come minimo raggiungono una buona sufficienza, avendo sempre qualcosa di interessante da proporre.
Spostandoci sul lato più leggero ed alternativo del panorama metal, ovvero quello composto da punk, hardcore e soprattutto metalcore e tanto rock, ecco che arrivano i BRIDES, giovane realtà formatasi appena un anno e mezzo fa e subito giunta all'attenzione della Visible Noise Records, che comprende nel proprio roster realtà affermate come i Bullet for My Valentine, i Lostprophets e gli ottimi Bring Me the Horizon.
Con il loro debutto "Ocular.Unveil" i Brides dimostrano immediatamente le loro intenzioni, anticipate peraltro dalla durata del disco, fatto di 23 minuti pieni, intensi, emozionali, senza chissà quali alchimie o soluzioni, ma con tanta aggressività, sia vocale che chitarristica, ed entusiasmo, per un disco molto immediato, fresco e brillante, da spararsi rigorosamente a volume pompatissimo per evadere mentalmente da tutti gli schemi e le frustrazioni quotidiane.
Buono il lavoro del neo-entrato singer Max D'Albiac, che esprime ed interpreta al meglio la musica dei Brides senza risolutare eccessivamente noioso o ripetitivo, ma anche la band a volte sorprende, come "Beholder", opener del lavoro, che preannuncerebbe un disco totalmente diverso, passando per la furia di "Serpent" e "The Cold Wealth", fino alle inaspettate aperture dark-intimiste di "Frank West", mentre è "Carcinoma" a segnalarsi come uno dei migliori episodi di "Ocular.Unveil", grazie ad un ritmo ed una melodia davvero azzeccata, insieme alla conclusiva "Velvet Ground", che congeda in maniera degna, e nuovamente a volte piacevolmente inaspettata, un album diretto ed efficace come da tempo non se ne sentivano in questo ambito.
Adrenalinici e sinceri, diretti e malinconici, furiosi e disperati, i BRIDES arricchiscono ulteriormente una realtà in pieno sviluppo.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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