Introduzione
Il concept album è una idea che ha origini antiche nel mondo della musica ed ha trovato il suo massimo sviluppo negli anni 70 soprattutto per opera delle grandi prog-rock band del periodo.
Non è però, come abbiamo detto nell'introduzione a questa nuova sezione, un patrimonio solo di una certa parte del variopinto mondo della musica rock. Il concept album è, infatti, nel dna di molti musicisti metal, anche di coloro i quali sarebbero “insospettabili” da questo punto di vista.
Prendete il black metal norvegese dei primi anni 90: quella scena è diventata “famosa” per tutta una serie di vicende extramusicali, che non starò qui a ripetervi, che ne hanno decretato il successo anche al di fuori dei patrii confini. In pochi si sono però veramente soffermati sul valore estetico di quella nuova proposta musicale, in pochi ne hanno colto lo spirito ribelle ed elitario, la forte carica rivoluzionaria e l'innegabile valore artistico.
Il black non è solo stupido satanismo o facce pittate, è anche espressione artistica, spesso raffinata ed ammaliante.
Una espressione artistica che ha fatto di un nuovo modo di suonare il suo vessillo ma che ha avuto anche modo di manifestarsi attraverso le parole dei cantori nordici.
Nella ribollente scena norvegese dei primi anni 90 un gruppo si è sempre distinto per il suo essere estraneo ad un genere pur appartenendovi in maniera forte. Parliamo dei lupi, parliamo degli
Ulver.
Il gruppo di Oslo si è distinto immediatamente per il suo approccio sognante alla materia black e per il taglio folk della sua musica, sebbene la sua proposta fosse comunque violenta ed abrasiva.
L'esordio dei nostri è l'ormai leggendario
“Bergtatt - Et Eeventyr i 5 Capitler”, un concept album.
E di questo vi narreremo la storia, la storia di una antica leggenda norvegese il cui ricordo si perde nella notte dei tempi ed il cui fascino rimane sempre vivo ed attuale.
Capitolo I - “I Troldskog faren vild”
(Sperduta nella foresta dei troll)
Loro erano li che aspettavano il ritorno di
Pige la ragazzina. Non sapevano che si era persa nella foresta, in una foresta oscura ai piedi della montagna. Lei, la ragazzina, era sola e come unico amico aveva il sentiero che la poteva condurre verso casa, ma il sentiero stava scomparendo sotto un alto manto di neve che si diffondeva tutto intorno. Non potevano le stelle aiutarla a trovare la via: le stelle non c'erano ed invece gli alberi davano il benvenuto a questo fragile ospite, abbracciandolo e cantando per lei. Un canto triste. Un canto che nel cuore della montagna invocava il sangue cristiano, il sangue della ragazzina. Lei sapeva che non sarebbe sfuggita e che nessuno si sarebbe ricordato il suo nome. Pige sapeva anche un'altra cosa: dai ramoscelli degli alberi gocciava per lei il suo dolore, come il sangue gocciava dalla fronte di Cristo.
Capitolo II - “Soelen gaaer bag Aase need”
(Il sole tramonta dietro le colline)
La ragazzina continuva a vagare tra le ombre sempre più lunghe ed ascoltava una voce proveniente da lontano, forse dal dolore che albergava nel suo cuore. Lei era sola e vedeva il sole sprofondare dietro la roccia. Non poteva trattenere le lacrime che, calde, le rigavano il volto implorandole di tornare a casa. Lacrime di sofferenza.
La ragazzina era stanca, non poteva continuare a camminare.
Esausta, si era addormentata su un soffice tappeto di muschio mentre il silenzio cadeva sugli alberi ed un denso velo cadeva, invece, sui suoi sogni.
Addio.
Capitolo III - “Graablick blev hun vaer”
(Lo sguardo grigio la teneva sott'occhio)
Intanto la luna scivolava alta nel cielo in modo silente. Freddi occhi grigi scrutavano la ragazzina da lontano. Lei sapeva di dover fuggire lontano prima che la magia la incatenasse in quel posto buio, prima che fosse troppo tardi. Ma gli occhi la tenevano ferma e l'accarezzavano.
Ormai scendeva la notte e nella notte norvegese i lupi iniziavano ad ululare diffondendo in un mondo ovattato dalla neve la paura. La ragazzina aveva paura, il suo sangue ghiacciato e tutto intorno solo neve ed ombra. Il sorriso era sparito, aveva lasciato posto al dolore mentre il resto del mondo dormiva. Nessuno sapeva nulla.
Capitolo IV -”Een Stemme locker”
(Una voce attira)
Dalle profondità del bosco una voce bisbigliante risvegliava la ragazzina:
"Vieni, se vuoi, nell'oscurità, i miei occhi neri ti vinceranno i miei capelli biondi ti legheranno".La Voce era ammaliante, era potente. La ragazzina si domandava perchè quella voce chiamasse il suo nome chiedendole i suoi desideri ed offrendole un premio.
La Voce voleva essere seguita nella sua casa, voleva che la ragazzina trovasse la felicità, la serenità, la gioia. Nella sua mente.
Ma Pige si sentiva strana.
La ragazzina era confusa:
“Ti prego parla... devo, devo!?”.Capitolo V - “Bergtatt - ind i Fjeldkamrene”
(Presa dalla montagna - nelle camere della montagna)
Pige, la ragazzina, chiese di essere liberata, ma le sue preghiere erano inutili.
Di nuovo una fanciulla scompariva e
Loro ne facevano ciò che volevano. Non in modo gentile.
La montagna la accolse nel suo antro dandole il benvenuto ed abbracciandola aspramente. La ragazzina fu smarrita. Per sempre.
Il suo respiro divenne morente ed il suo corpo, mortale, di pietra.
Un grido fu l'unica cosa che si potè ricordare di un'epoca che in realtà non verrà mai dimenticata.
La luna scomparve e le stelle si oscurarono. A nord, nelle montagne innevate Loro continuavano a giocare.
“Bergtatt - Et Eeventyr i 5 Capitler” ("Presa dalla montagna - Una favola in 5 capitoli"), originariamente pubblicato nel 1995, è un disco magnifico, uno dei più belli mai pubblicati in Norvegia.
La favola narrata nei suoi cinque capitoli si intreccia in modo superbo con la musica creando un corpo armonico in un modo che qui, probabilmente, raggiunge il suo vertice. Gli echi della presenza di Pige, della Montagna, degli esseri che dimorano nella foresta vivono all'interno delle note di questo album e trovano vita nei testi rigorosamente scritti in norvegese e per questo ancora più affascinanti.
Quando la storia diventa fiaba.
http://www.metal.it/album.aspx/5310/