Bene, per la gioia (o sarebbe meglio dire dispiacere?) di grandi e piccini, oggi ci apprestiamo a concludere questa lista lasciata in sospesa qualche tempo fa.
06)
Anthrax – “
Attack Of The Killer B's” (1991,
Island Records)
Considerati da sempre come il brutto anatroccolo del Big 4, gli
Anthrax nel bene e nel male, contribuirono anch’essi a marchiare a fuoco il Thrash Metal e non solo furono tra quelle band che unirono le scene Thrash e Hardcore, ma furono anche tra gli iniziatori del Crossover e di tutto quello che ne derivò poi.
Dopo i bagordi del decennio precedente culminati con quel capolavoro massimo di “
Among the Living” (1987), gli
Anthrax entrarono positivamente nei ‘90s con il bel “
Persistence of Time” e per ingannare l’attesa (dopotutto “
Sound of White Noise” sarebbe uscito nel ’93), nello stesso anno del famigerato “
Black Album” pubblicarono questa raccolta.
Pezzi live, cover, collaborazioni…è una raccolta nel senso più classico del termine, ma proprio in virtù della scelta dei brani, si riesce a coniugare molto bene l’intento commerciale dell’operazione, con un senso artistico e divulgativo.
Ci sono un paio di cover dei “cugini”
Stormtroopers of Death (
S.O.D. per gli amici) più Metal che Punk grazie alla voce pulita di
Belladonna, la mitica “
Protest and Survive” dei
Discharge (forse la band Punk più influente per quanto riguarda il Thrash Metal?), altre cover assortite (con omaggi fatti tra gli altri ai
Kiss e ai
Trust), una nuova versione del Rap Metal di “
I’m the Man” (“
I’m the Man ‘91”) e la collaborazione con i
Public Enemy, quella “
Bring the Noise” che poco deve far storcere il naso ai puristi del genere, perché checché ne pensi l’ascoltatore superficiale, pure il Rap ha una sua urgenza comunicativa ed espressiva, una sua validità artistica ed è anch’esso un genere di protesta.
Band più scanzonata rispetto agli standard del genere, fu proprio questa vena “happy” a dare quel qualcosa in più agli
Anthrax, oltre a delle idee inusuali per il genere d’appartenenza: oggi, l’ultimo attore del cosiddetto Big 4 campa di gloria, ma questa gloria non è caduta dal cielo come dimostra questa raccolta e pensare che questo “
Attack Of The Killer B's” è una cosiddetta uscita minore!
Qualche anno dopo la band cercò di ritornare a galla con “
Attack Of The Killer A's” (1999), ma l’era
Bush fu un vero e proprio incubo ad occhi aperti per la band che attraversò anni terribili, passando nel giro di pochissimo tempo dalle stelle alle stalle.
07)
Voivod – “
Phobos” (1997,
Hypnotic Records)
Rimaniamo negli anni ’90, ma torniamo in Canada con i svalvolati e stravaganti
Voivod, una delle band più incredibili, coraggiose e spericolate che siano mai gravitate attorno al panorama Metal mondiale. Che sia questa eccletticità ad aver impedito a questi paladini del Thrash più avanguardistico di sfondare realmente?
Ricapitoliamo quindi, anni ’90, periodo terribile per il Thrash tout court con scioglimenti, crisi, débâcle brucianti, svolte ruffiane spesso fallimentari, sperimentazioni confuse…
Alla navicella sonora a nome
Voivod invece le sperimentazioni stavano portando bene, tra gli ammiccamenti Post Punk/New Wave di quella piccola perla di “
Angel Rat” (1991) e il Prog psichedelico del visionario “
The Outer Limits” di due anni più tardi. E poi?
Cambio di cantante con l’entrata di
E-Force, un album interlocutorio non esattamente indimenticabile, per giungere poi a questo monolite cosmico. “
Phobos” del ’97 è l’album più violento e pesante di questa band canadese, tra strutture stralunate e contorte, dissonanze cosmiche, atmosfere sci fi e cosmiche estremizzate da influenze Ambient e Alternative, con il Groove Metal che imperversava ai tempi a dare un’ulteriore inspessimento al sound globale.
Un album contorto, difficile e stratificato che merita assolutamente di essere riscoperto: poi la carriera dei
Voivod è continuata con altri alti e bassi che non sto qui a citare, in una girandola sonora sempre bizzarra e interessante, ma molto probabilmente è tra le note di questo “
Phobos” dove si cela l’ultimo capolavoro di questo gruppo incredibile.
08)
Ratos De Porao – “
Sistemados Pelo Crucifa” (2001,
Alternative Tentacles/Foad Records)
Che gruppo mitico i
Ratos De Porao: vero e proprio caposaldo dell’Hardcore Punk carioca, i nostri nel tempo ebbero delle succose sbandate Thrash Metal (“
Cada Dia Mais Sujo E Agressivo”, 1987 o lo storico “
Brasil” dell’89), andando anche a toccare il Crust Punk (“
Feijoada Acidente”, 1995) e l’Alternative Metal (con l’ottimo “
Carniceria Tropical” del ’97 e il successivo “
Guerra Civil Canibal” del 2000), con dischi quasi sempre riusciti, con una forte urgenza comunicativa e vista la disastrosa situazione socio-economica del paese, non si fatica a capire il perché di tutta questa rabbia più o meno repressa.
“
Sistemados Pelo Crucifa” non è altro che il rifacimento completo di quella pietra miliare della musica dura sud americana che è “
Crucificados Pelo Sistema” del ’84 a cui praticamente tutti in quelle zone devono qualcosa, dai famosissimi
Sepultura, ai marcissimi
Sarcofago, passando per tutto quel cult Thrash slabbrato di serie C che va dai
Dorsal Atlantica, ai
Sextrash per giungere ai
Vulcano.
Operazioni del genere spesso sono molto criticate, anche a ragione visto certi merdai fatti (impossibile dimenticare il terribile “
Let There Be Blood”), ma non sempre la situazione è così nera (“
First Strike Still Deadly”) e anche in questo occasione si può parlare di esito positivo, anzi, molto positivo di questo “remake”.
Il disco originale viene riarrangiato, risuonato, riregistrato e remixato in base agli sviluppi successivi avuto dal sound dei
Topi di Fogna brasiliani, con un forte indurimento del sound globale, una nota decisamente più moderna e in generale ad avere un lavoro ancora più feroce ed irruento dell’originale grazie agli influssi Crust e Alternative confluiti negli anni.
Che gruppo immortale!
09)
In.Si.Dia – “
Guarda Dentro Te” (1995,
Polydor Records/Jolly Roger Records)
Che gruppo i bresciani
Insidia! Fenomeno tutto italiano, pur non nascondendo le loro influenze e anzi, a volte risultando davvero molto derivativi, questi thrashers, grazie ad un bel frullato di Thrash della Bay Area (
Metallica e
Testament in primis), di un certo tipo di Rock Alternativo tutto italiano (non a caso alla produzione cera il leader dei
Timoria), alle strizzatine al Groove Metal di
Panteriana memoria, oltre che ad un certo sguardo al glorioso Punk Hardcore italiano che fu (
Negazione), gli
Insidia fecero un qualcosa di unico se vogliamo, questo rafforzato anche dall’uso della lingua italiana che dà ancora più forza e vigore ai testi, davvero molto profondi.
Facile immaginare come mai i primi due album cambiarono la vita a migliaia di persone nello stivale, raggiungendo anche un discreto successo, suonando spesso con band anche molto diverse tra di loro come gli
Extrema (quando erano ancora una band di un certo valore),
Ritmo Tribale, Timoria e…
Articolo 31!
Poi dopo il tour a supporto di questo lavoro, per tutta una serie di motivi gli
Insidia si sciolsero come neve al sole, con le ristampe a cura dell’attenta
Jolly Roger Records del 2012 e la partecipazione al
Metalitalia Festival del 2014 a rappresentare i fattori scatenanti della fine del loro silenzio discografico.
Una reunion non esattamente indimenticabile, con una doppietta di dischi discreti e nulla più e che vede il gruppo un po’ arrugginito in sede live, che purtroppo suona spesso in contesti poco adeguati (come le feste bikers) infilando i bresciani in un cul de sac non proprio edificante.
Però tutto ciò non cancella quanto di buono fatto con “
Istinto e Rabbia” e “
Guarda Dentro Te”, rappresentando due perle che meritano la giusta considerazione: poi se nei live la formazione è un po’ farraginosa poco importa: saranno i fans a dare piena forza a canzoni come “
Terzo Millennio”, “
Qual è la Differenza?”, piuttosto che a “
Nulla Cambia” o ad altri piccoli classici dalla scrittura semplice e lineare, ma diretta e concisa, che grazie a degli ottimi riffs di chitarra e a delle linee vocali riuscite, valorizzano i testi e colpiscono l’ascoltatore.
10)
Metallica – “
Garage Inc.” (1998,
Elektra Records)
E concludiamo questo articolo come lo abbiamo iniziato, ovvero con un altro album di cover, sempre una pubblicazione fatta da uno dei Big 4 e uscita in anni bui per il Thrash Metal. “
Garage Inc.” è un album mastodontico nella durata, un doppio album nel quale nel primo cd i
‘Tallica nel ’98 si danno alla pazza gioia nel risuonare classici dei
Discharge (numi tutelari del D-beat qui tributati con le pesanti “
Free Speech For The Dumb” e “
The More I See”),
Blue Oyster Cult, Lynyrd Skynyrd (
quella “Tuesday's Gone” mi fa sempre immaginare e sperare in un disco solista Folk/Country di James Hetfield), con i singoli “
Whiskey in the Jar” e la toccante “
Turn The Page” (quest’ultima di una vera e propria icona della musica a stelle e strisce qual è
Bob Seger) a portare fortuna e successo a quest’operazione, oltre ad un medley stellare dei mitici
Mercyful Fate.
Punk Hardcore, Southern Rock, Heavy Metal, Hard Rock, tanti i generi affrontati dai quattro cavalieri dell’apocalisse e in quasi tutti i casi le cover sono di grande qualità, con un lavoro dietro davvero encomiabile.
Il secondo cd invece è una raccolta di singoli, b-sides ed Ep (tra cui il mitico “
The $5.98 E.P.: Garage Days Re-Revisited”) fatti tra l’84 e il 94, dove ritrovano gloria nomi di culto come
Misfits,
Killing Joke,
Blitzkrieg,
Diamond Head,
Holocaust,
Budgie e altri ancora.
Se i
Metallica hanno fatto i capolavori che hanno fatto è perché dietro c’era una certa cultura musicale, fatta da ascolti variegati e di chicche varie, non dall’ascolto di quattro cazzate in croce e basta, poi la loro carriera è proseguita con quell’incubo ad occhi aperti di “
St. Anger” (2003), per poi tornare parzialmente in carreggiata, ma questo album di cover rappresenta sicuramente un episodio molto positivo, che tra l’altro diede il via anche ad una certa smania di fare lavori del genere (vero
Helloween e
Overkill?), cosa già successa in precedenza con il tanto vituperato “
Black Album” (
Annihilator, Testament, Anthrax, Overkill, Voivod, Megadeth e chi più ne ha, più ne metta).
Ok, il dado è tratto: siete d’accordo con questo detto a proposito di queste band e dischi? Ne avreste inserito altri? E allontanandoci dagli stretti recinti del Thrash Metal, guardando anche altri sottogeneri del Metal, cosa avreste inserito?
La lista è potenzialmente molto, molto lunga, nonché molto interessante.