The Lords of Salem: la stregoneria secondo Rob Zombie

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Pubblicato il:25/04/2013
Quando leggerete questa recensione, saremo arrivati al 24 Aprile e The Lords of Salem sarà nei cinema italiani. Non ci saremmo mai sognati di spoilerare e togliervi la sorpresa! La possibilità di assistere in anteprima alla visione del nuovo film di Rob Zombie, fin qui geniale regista horror, che nel 2003 con la Casa dei 1000 Corpi ha dato una iniezione vitale ad un genere che sembrava essere entrato in uno stato comatoso, era troppo ghiotta per non andare. Ad ospitare la visione riservata alla stampa è l'Apollo, cinema di Milano con l'encomiabile propensione ai film meno legati al circuito mainstream. Protagonista è Sheri Moon Zombie, moglie del regista, tanto bella quanto brava, nei panni di Heidi, dj per un'emittente radio locale di Salem, la città divenuta tristemente famosa per il processo alle streghe. Una sera le viene recapitato in radio un disco senza mittente ne altro, solo il nome della band: The Lords, da lei ribattezzati The Lords of Salem. Come nella migliore tradizione (pensate a Trick or Treat, da noi tradotto come Morte a 33 giri), la musica del disco, non è una musica qualunque e darà il via ad una serie di catastrofici eventi. Sì, perché The Lords of Salem era il nome con cui venivano chiamate le streghe di Salem (il perché non ci è dato saperlo). Rob Zombie dimostra la sua cultura cinefila nelle continue citazioni e riferimenti. La padrona dello stabile, in cui vive Heidi, e le sue due sorelle sono delle streghe di Eastwick in versione Rosemary's Baby: alla simpatia hanno sostituito l'ossessione per il maligno e, come nel film di Polanski, cominciano a tessere intorno alla ragazza una tela da cui non riuscirà a liberarsi fino all'esito finale, in parte preso proprio da quel film. E come non pensare ad Eyes Wide Shut di Kubrick nella scena degli adepti di Satana che avanzano nudi come pronti ad un'orgia, con le teste coperte da maschere da capro? Diverse volte vengono in mente anche i filmati girati da
Anton LaVey della sua Church of Satan, ormai diventata un pezzo di cultura americana. Fin dall'inizio restiamo spiazzati dalle riprese dal taglio realistico alla Ken Russel, da lui espressamente citato ("questo film è Ken Russell alla regia di Shining"). Molte le scene sopra le righe. "Capirai", direte voi,"perché negli altri film non c'erano?". Vero, ma negli altri film si riferivano esplicitamente all'horror, qui, vista la tematica (strega = donna, sesso e
religione) hanno altri riferimenti e, per questo, risultano ancora più "estreme". Come le masturbazioni maschili fatte in primo piano... solo che l'organo genitale è colorato e sembra finto, tipo vibratore o caramella gommosa. Volutamente eccessiva anche l'interpretazione di una irriconoscibile Meg Foster, nei panni della vecchia, brutta ed invasata strega Margaret Morgan. Strani gli effetti speciali, finti e assolutamente pop, come nei film di serie dalla b alla z. Devo ammettere di non aver capito se sono stati voluti o se gli sono venuti, diciamo, "male". Il demonio che sembra un caprone di pelouche (vi ricordate di quanto sembrava realistico quello realizzato da Stivaletti per La Chiesa di Dario Argento e Soavi?), il figlio del demonio che pare un bambino affetto da ittiosi... immagini di croci fosforescenti e madonne da bottega di souvenir che si sciolgono in un trionfo di colori psichedelici, quasi un tentativo di video lisergico. Più di una volta mi è venuto da sorridere, come in certi bei film horror degli anni '80, ed ho sentito risatine anche fra gli altri convenuti. Ma l'intenzione del film non è di essere comico e l'atmosfera di angoscia e claustrofobia nel vedere Heidi, catturata come una mosca con il ragno che si avvicina sempre di più, fino all'inevitabile finale, mi ha fatto rivivere le sensazioni della prima visione del sopracitato Rosemary's Baby. Terrificante anche il rogo delle streghe, rese, però, talmente selvagge (impossibile non pensare alle Baccanti greche e ai dipinti di Goya, che il regista deve aver avuto ben presenti), da trovare difficile considerarle completamente buone. Nei titoli di coda le riprese indugiano sulle case della cittadina, confermando il taglio realistico. Promosso o bocciato? Rimandato, direi. L'aspetto visivo è imponente, nonostante oscilli fra il magnificente ed i curiosi risultati sopra analizzati. Tutto il profluvio di immagini non riesce, però, a coprire una certa povertà e sciatteria dello script. Personaggi come Whitey ed il suo rapporto d'amore con Heidy o lo studioso Francis Matthias, che cerca di avvisarla del pericolo, per esempio, sono trattati in maniera talmente sommaria da lasciare interdetti. Lo stesso dicasi per il passato da tossicodipendente della dj, che, fra l'altro, non scoprirà mai quale eredità la lega alle streghe di Salem, restando per tutto il film una vittima inconsapevole, altra cosa che lascia davvero perplessi. Non saprei inoltre dire se il continuo citare film e scene della filmografia di genere, tolto il piacere da nerd dello scovare i riferimenti, sia stato un reale divertissement o sia servito a coprire la mancanza di idee proprie. Bisognerà attendere il prossimo film di Rob Zombie, per capire se The Lords of Salem sia un episodio isolato o se, da geniale creatore il regista stia diventando un buon esecutore.
Nota: parli del Grande Capro e non può mancare il black metal. Ma pare che la visione del buon Rob in merito sia un tantino... da fumetto, diciamo.
Articolo a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 01 mag 2013 alle 18:34

Io l'ho visto sabato scorso. Se lo andate a vedere aspettandovi un horror "moderno" uscirete dalla sala delusi. Trattasi infatti di horror fortemente ispirato dagli horror dei 70 degli 80, a suo modo psichedelico, con una potenza visiva che riesce a colmare e superare i limiti della sceneggiatura. Alla fine soldi ben spesi.

Inserito il 30 apr 2013 alle 18:07

Ho la bava alla bocca!!!! Però ho deciso di comprare il libro e appena lo finisco vedrò il film, dato che sembra che sia appunto tratto dal cartaceo....