Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2025
Durata:36 min.
Etichetta:Transcendance
Distribuzione:Transcendance

Tracklist

  1. INVOCATION
  2. LE ROYAUME INCONDé
  3. INSONDABLE ABîMES
  4. LIEKKIEN VäRINäN TANKA
  5. AU CŒUR DE LA FOLIE
  6. NOSFERATU
  7. MAëLSTROM
  8. SOUS L'OMBRE DéCHARNéE
  9. LE SOLEIL BLANC SE MEURT

Line up

  • Brouillard: Unknown (2024-present)
  • Déclin: Unknown (2024-present)

Voto medio utenti

1928 è una Raw black metal band francese attiva dal 2024, originaria di Labastidette, in Occitania. Nel medesimo anno pubblicano un discreto EP, "Les meutes séditieuses", e si ripresentano adesso, fine 2025, con la pubblicazione della prima opera lunga: "L'appel du spectre" (Transcendance).

Dopo questa breve introduzione, è bene dire fin da subito, senza tentennamenti, che "L’appel du Spectre" è un disco di Black metal dai contorni atmosferici veramente molto bello, uno di quelli che, per intensità e situazioni, si incontrano raramente. I riff si imprimono nella memoria all'istante, e la sensazione che trasmette l'insieme delle composizioni è cupa, ma allo stesso tempo romantica e quasi onirica.
Si percepiscono chiaramente le influenze dei primi Satyricon, e altresì si possono cogliere anche echi della scuola finlandese, di gruppi come Horna e Satanic Warmaster per intendersi, fino a sfiorare melodie e frangenti atmosferici accostabili ai Forgotten Woods, ma anche ai connazionali Celestia. Tutto questo viene riplasmato in maniera estremamente personale: ogni passaggio è ricco di guizzi memorabili, di intuizioni che catturano l’attenzione, e tutto è suonato con una convinzione e una carica impressionanti.
Pur ricalcando fedelmente il suono degli anni ’90, il disco riesce a risultare in qualche misura comprensibile anche a un "ascoltatore moderno". C’è tutta l’attitudine del Nero più autentico: la disperazione, lo screaming talvolta confuso e distante, altre volte più preminente, e il pathos occulto e funereo che costantemente attraversa ogni traccia. Inoltre, nel monocromatismo tipico del genere, i francesi riescono comunque a inserire passaggi che creano immediatamente un feeling primitivo con l’ascoltatore.

È un LP selvaggio, ma al tempo stesso raffinato, più complesso di quanto possa sembrare a un primo ascolto. Come ormai avrete già inteso, mi ha colpito fin da subito, tant'è che in questi giorni continua ancora a girare di frequente nel mio lettore: è uno di quei lavori che restano impressi convincendo pienamente fin dalla prima traccia.

Recensione a cura di James Curzi

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