“
Mi ci sono voluti diciassette anni per accettare l'idea che alla gente non importa sentire gli errori: se è così, non rimarrete delusi”.
Nelle parole di
Tony Reed, chitarrista, cantante e principale compositore dei
Mos Generator, mutuate dalla scheda di presentazione dell’opera, c’è tutta l’essenza di “
Live at Roadburn Festival 2008”, un
album forse “imperfetto” per gli
standard attuali, ma capace di catturare l’esuberanza e l’entusiasmo di un gruppo che stava vivendo le sue prime soddisfazioni “commerciali” (era da poco stato pubblicato “
Songs for future gods”, per la cronaca il mio preferito nella discografia dei nostri) e stava intraprendendo il suo primo
tour europeo.
Nessuna particolare attenzione alla “forma”, comunque piuttosto appropriata, dunque, ma un flusso incessante e torrenziale di energia sonora intrisa di
hard,
blues,
stoner e
psichedelia è quello che troverete in una raccolta di canzoni che riscoprono il vero spirito “primigenio” del
rock pesante, di un tipo che mi ha fatto venire in mente quando i Grand Funk Railroad portavano sul palco il loro “grande rumore bianco” (la definizione è di
Rod Stewart).
Un misto di tellurica forza d’urto e visceralità espressiva (ma c’è anche spazio per un pizzico di opportuno “cazzeggio”) che rende i pezzi un puro concentrato di scosse sensoriali da consigliare a chi si è stancato di dischi dal vivo
perfettini e patinati.
L’isolamento di specifici momenti dell’esibizione diventa così, dal punto di vista degli effetti emotivi (anche se confesso di avere un “debole” per “
On the eve” …), abbastanza inappropriata, limitando la questione a dati squisitamente di “cronaca”, i quali segnalano la “prima volta”
live della magnetica “
Step up”, o la presenza di una devastante versione di “
Silver olympus”, una delle canzoni preferite dai
fans.
Con questa apparizione all’iconica
kermesse olandese i
Mos Generator hanno dato un impulso importante alla loro carriera, e mentre non credo sia necessario “sforzarsi” troppo per convincere i loro fedeli estimatori della necessità d’impossessarsi quanto prima di “
Live at Roadburn Festival 2008”, mi sento di raccomandarlo caldamente anche ai
rockofili che hanno minore dimestichezza con la parabola artistica del poderoso trio americano, da considerare fin dai suoi primi passi musicali un autentico pilastro del genere.
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