Copertina 8

Info

Anno di uscita:2025
Durata:59 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. AMIDST THE RUINS
  2. ECHOES OF THE ANCIENT LAND
  3. GLEN OF SORROW
  4. THE SYLVAN EMBRACE
  5. REBIRTH

Line up

  • Andy Marshall: vocals, all instruments

Voto medio utenti

Dalle nebbie che ricoprono i vasti paesaggi della Scozia, a tre anni da "Origins" e sempre accompagnato dalla affidabile Season of Mist, Andy Marshall "SAOR" riemerge per portare in dono agli affamati di grande musica il nuovo "Amidst The Ruins".
Fiero araldo della tradizione celtica, sentinella incrollabile di un mondo che è stato coperto dalle sabbie del tempo, Saor (uomo senza vincoli, libero, in gaelico scozzese) prosegue il suo viaggio attraverso le verdi pianure e le Highlands spazzate dal vento ammorbidendo la ferocia del black con le melodie legate alla tradizione ed al folklore popolare create da tin whistle, cornamuse e strumenti a corda (viola, violoncello, violino).

L'artista si aggira "tra le rovine", tra le strutture ormai distrutte ed i sentieri dimenticati, con l'animo dolente per l'avanzare implacabile della modernità incurante della gloria del passato, una modernità spesso aliena ed incomprensibile.
Ecco quindi che la rabbia della titletrack esplode dopo un intro fatta di vento, irrefrenabile e furiosa, e ci catapulta nel cuore pulsante del disco; ed è credibilissimo Andy anche quando le chitarre in tremolo si sciolgono nelle fantastiche melodie create dalle cornamuse che aggiungono atmosfera e pathos al brano.
"Echoes of the land" è il rimpianto, la nostalgia, il ricordo, un crescendo di fiati, flauti bassi e tin whistle che si alternano a passaggi pesanti e drammatici introduttivi dell'epica e monumentale "Glen of Sorrow".

Il quarto brano "The Sylvan Embrace" è un'ode alla natura, Madre sempre presente nelle liriche di Saor: un pezzo soffuso, sussurrato, morbido, suadente; un abbraccio filiale mentre ci si abbandona deponendo ogni difesa al calore materno.
Il violoncello di Joanna Quail e la voce di Ella Zlotos danno una sensazione di precarietà, di caducità: un sogno fragile che può spezzarsi nel breve volgere di un attimo.
"Amidst the Ruins" si chiude con "Rebirth", canzone manifesto della musica di Saor, potente ma malinconica, furiosa eppure capace di trasportarti sulle ali di melodie cariche di emozione.
C'è il desiderio e la speranza della rinascita, della trasformazione, del ritorno a ciò che fu nella riscoperta dell'eredità lasciata dai tempi passati.

Se guardate ai tempi remoti con una punta di nostalgia, se il richiamo di antiche battaglie e raduni tribali intorno al fuoco ascoltando storie di incantesimi e magie accendono il vostro animo, perdetevi tra i solchi di "Amidst the Ruins" e trovate pace.

Saor - "Amidst The Ruins"



Recensione a cura di Alessandro Zaina

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