Dietro ad una copertina dai tratti cartoon, si cela l’ultimo album dei fiorentini
Nuova Era, band Neo Prog attiva dalla seconda metà degli anni ’80.
“
20.000 Leghe sotto i mari” è un ambizioso concept ispirato all’opera di
Jules Verne ed è costituito da un’unica suite dalla durata importante di 36 minuti.
Musicalmente parliamo di un disco dalle sonorità molto classiche per quanto riguarda il genere in esame (quindi viene da chiedersi l’attitudine originaria del genere dove sia andata a finire), ma “
20.000 Leghe sotto i mari” è un lavoro che funziona: armonie raffinate che vanno a convergere con possenti tastiere settantiane che sono le assolute protagoniste di questa macro suite divisa in ben otto parti, qualche sparuto intervento di chitarra elettrica mai troppo invasiva e mai troppo distorta, sempre coerente con una certa ricercatezza melodica, voce pulita decisamente melodica, ma non stucchevole.
In effetti il sound sembra un trait d’union tra quegli ensemble tastiero-centrici come
Emerson, Lake & Palmer o
Balletto di Bronzo, uniti a quel flavour sinfonico-romantico dei migliori
Yes e
Genesis, lasciando in disparte certe spigolosità Hard Prog (
Rush o
Jumbo) o le scorribande più Jazzy e Canterburyane di questa infinita galassia musicale.
Il bello dei
Nuova Era è che sanno ancora come comporre musica interessante, ricca di idee, di spunti melodici azzeccati che vengono valorizzati da una scrittura che sa esaltarli, non esagerando con virtuosismi fini a sé stessi, con cambi ritmici anfetaminici, anzi.
Per la fortuna degli amanti del gruppo non si ha l’effetto degli ultimi
Dream Theater o
Flower Kings, con quelle durate che annacquano il tutto o con una certa scrittura fine a sé stessa che finisce per creare un mattone indigesto che cerca goffamente di nascondere una palese mancanza di idee.
Peccato che nella versione Lp non sia inclusa la riuscita “
Nautilus”, brano dalla minor durata, ma sempre di 16 minuti si parla, che è la bonus track della versione Cd.
Con lavori di così ampio respiro e ambizione è normale avere qualche piccolo momento di stanca, magari un piccolo lavoro di taglia e cuci avrebbe giovato a questo ritorno del gruppo fiorentino, ma alla fine quello che conta è che parliamo di musica di un certo livello, che si eleva da una certa mediocrità che ci viene spacciata per qualità e che merita il suo tempo per essere sviscerato.
Ben tornati.
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