Come passa il tempo... un lampo di luce e scorrono via ben cinque anni.
Tanti ne sono passati dall'uscita dello stupendo "Body of Light", ma già dalle prime battute di una ruggente "
Suffer in Life" è evidente come i
King Witch non abbiano spento la luce sulla loro ispirazione e perso la rotta. Infatti, con il loro terzo album, intitolato appunto "
iii", ritroviamo quel possente e seducente incrocio di Doom, Stoner Rock e Hard & Heavy che aveva caratterizzato i loro precedenti album.
Un patto, quello della formazione scozzese, stipulato nientemeno che con il Diavolo, come ci ricorda una sempre più brava ed emozionante
Laura Donnelly nella seguente "
Deal with the Devil", che con il suo passo marcato ed epico riesce a far convivere lo spirito di Ronnie James Dio, Candlemass e Soundgarden, cui poi sulla granitica ed ipnotica "
Swarming Flies" i nostri aggiungono un tocco vagamente psichedelico che si può cogliere soprattutto nel prezioso chitarrismo di
Jamie Gilchrist, che ha anche autoprodotto il disco presso i suoi Nameless City Sound Studio.
Non che "
Sea of Lies" sprizzi gioia e allegria, il basso di
Rory Lee, che si affianca ad un guitarwork sabbathiano e con qualcosa alla Zakk Wylde in fase solista, caratterizza con il suo pulsare un brano sulfureo con gli unici raggi di luce raffigurati dalla voce di
Laura Donnelly, qui artefice di una superba performance.
Un bell'arpeggio e via: ci si può provare a rilassare con "
Behind the Veil", inizialmente largamente melodica e onirica, con
Donnelly nel ruolo sacerdotessa a celebrare un rito di passaggio, abile nel prendere le redini della canzone anche nella sua porzione finale, quando è la componente old School Heavy Metal e Hard Rock ottantiano dei
King Witch a prendere il comando, soluzioni che poi permeano anche l'impatto frontale di "
Diggin in the Dirt", episodio scattante ed incisivo, ben sorretto dalla batteria del session
Andrew Scott (che comunque aveva suonato con
Donnelly e
Gilchrist ai tempi dei Firebrand Super Rock).
L'acustica "
Little Witch" è il classico breve momento di quiete prima della tempesta, con quest'ultima tratteggiata dagli otto minuti dell'imponente e lisergica "
Last Great Wilderness", in un solenne turbinio doomeggiante che molto deve alla lezione dei Candlemass, per quanto i
King Witch la rivisitino alla luce (oscura) della propria visione musicale, con pathos e dirompente energia, rendendosi autori di una grande prova d'assieme, fino ad esaltarsi nell'impetuoso finale.
Resta ancora da segnalare come sulla versione in CD dell'album sia inclusa, in chiusura e come bonus track, una reinterpretazione di "
Jesus Christ Pose" dei Soundgarden.
Come già lasciato intendere, "
iii" è un ottimo lavoro - forse si poteva fare di meglio nella scelta del titolo e al più manca un brano coraggioso come lo era stato "Return to Dust" - in grado di far emergere i
King Witch dalla pletora di formazioni che hanno scelto di seguire il sentiero più oscuro dell'Hard & Heavy sound.
The world is full of Kings and (Queens) Witches who blind your eyes then steal your dreams...
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