I greci
Penthos non hanno velleità innovative, ne cercano strade "tortuose" per veicolare il proprio messaggio: il loro è un Black Metal tradizionale, di chiara matrice scandinava, affilato come lame di coltelli, nitido nella registrazione e, soprattutto, suonato con il dovuto istinto per risultare oscuro e demoniaco.
Il suono si poggia sulle due chitarre che intessono trame ora belligeranti, ora epiche, segnando, in lungo ed in largo, un album asciutto, compatto, non privo delle giuste melodie (nere) ed, intelligentemente, in un costante alternarsi di blast beats e mid tempos in grado di rendere l'ascolto sempre interessante e le composizioni, 9 per 40 minuti, mai banali ma arrangiate con perizia e capacità compositiva fuori dalla media.
"Erevos", secondo album per il gruppo, primo prodotto dalla ottima
Darkness Shall Rise Records, è un lavoro che ci riconcilia con lo spirito primordiale del Black Metal, capace, tuttavia, di risultare anche moderno, non solo per l'ottima registrazione a cui accennavo prima, ma anche per alcuni innesti che rendono la matrice sonora attenta alle evoluzioni del genere, sebbene, ma credo sia ovvio, i
Penthos risultano neri fino al midollo dimostrando, qualora ce ne fosse bisogno, che tecnica strumentale ed estremismo nero non si trovano agli antipodi quando la mente che li guida, come nel nostro caso, è devota al male ad al vero significato di un tipo di musica immortale.
Il nome non è certo di primo piano, tuttavia vi garantisco che, in ambito estremo, questo 2025 dovrà tenere in considerazione i
Penthos e la loro profondità espressiva che si dipana, come un demone dentro le nostre anime, attraverso canzoni di alta qualità alimentate, ovviamente, dall'incessante soffio della nera fiamma.
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