Una manciata di anni fa "A Dream of Fantasy", esordio dei
Blind Golem, ci era - purtroppo - passato sotto il naso, e lo stesso stava per succedere al suo successore "
Wunderkammer", ma pur in ritardo, non abbiamo voluto fare due volte lo stesso errore.
Su "
Wunderkammer" scopriamo così un quintetto di musicisti che hanno fatto propria l'influenza di band come Magnum, Deep Purple, Atomic Rooster e soprattutto gli Uriah Heep, dato che arrivano proprio dall'esperienza degli Forever Heep, tribute band della formazione londinese, e non per niente nel già citato "A Dream of Fantasy" avevano ospitato niente meno che il compianto Ken Hensley.
Nei
Blind Golem ritrovo un paio di musicisti che avevo già incrociato nei più che validi Bullfrog, il bassista
Francesco Dalla Riva e il chitarrista
Silvano Zago, che si accompagnano al frontman
Andrea Vilardo (Moto Armonico e Trifase), il tastierista
Simone Bistaffa (Tolo Marton e John Papa Boogie) e il batterista
Walter Mantovanelli (All Souls Day, Paul Chain e Rocken Factory).
Un solido background Rock, duro e melodico, ricco di passione e dedizione, contraddistinto da tanta qualità, quella che avevano già espresso nel loro primo album e che ritroviamo anche su "
Wunderkammer", un tripudio di Seventies Hard Rock, già a partire dalla purpleiana "
Gorgon" per poi sciogliersi nello svolgimento sereno e melodico delle seguenti "
Some Kind of Poet" e "
Endless Run", drappeggiate dall’Hammond di
Bistaffa e che tanto fanno pensare agli Uriah Heep, per poi scattare sulla potente "
Man of Many Tricks", rallentare nuovamente sulla comunque vigorosa "
How Tomorrow Feels" che rimanda nuovamente ai Deep Purple e con alla voce
Dalla Riva e poi andare a stupire con la caleidoscopica "
Golem!", l'episodio più articolato dell'album, ed anche uno di quelli che fanno la differenza. Infatti, ad impreziosire le intense progressioni strumentali che caratterizzano il sound dei
Blind Golem, troviamo anche spunti con qualcosa degli Iron Butterfly. Non che l'impatto di "
Just a Feeling" possa passare inosservato, anzi, un è brano che incarna perfettamente il modo di dire "
pugno di ferro in un guanto di velluto", per l'energia dei quattro musicisti e una grande prova di
Andrea Vilardo. È invece una voce femminile che ci accompagna nelle pieghe di "
It Happened in the Woods", dove ritroviamo al microfono
Dalla Riva e quelle soluzioni progressive che scivolano su un tessuto goticheggiante. Più diretta ed easy la seguente "
Born Liars", al pari di una "
Green Eye" che vede la formazione veronese andare a recuperare una canzone che gli Uriah Heep avevamo scritto addirittura nel lontano 1972 ma che era rimasta a livello di demo e recuperata solo successivamente come bonus track nelle ristampe di "Demons & Wizards", ad ogni modo i
Blind Golem colgono l'occasione per dargli la giusta visibilità. Ma non siamo ancora alla fine, manca un ultimo gioiellino: "
Coda... Entering the Wunderkammer", epilogo praticamente strumentale dove i nostri vanno a briglia sciolte, soprattutto la chitarra di
Zago, lanciati verso un glorioso passato.
Un trasporto che ritroviamo anche a livello visivo grazie allo stupendo artwork realizzato dall'inimitabile
Rodney Matthews, che ha realizzato le copertine di gruppi come i Magnum, Praying Mantis, Diamond Head, Tygers of Pan Tang e tantissimi altri.
E "
Wunderkammer" merita di stare in loro compagnia.
Metal.it
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