Attivo anche come produttore / ingegnere del suono e musicista a supporto di altri artisti (My Chemical Romance, NoFx, The Used, Three Days Grace, …),
David Adam Monroe ripropone oggi (dopo il debutto del 2017 ”
Hope For the F.U.T.U.R.E.”) il
monicker The Plague, con il quale miscela influenze di
punk-rock,
nu-metal ed elettronica e le intride di testi che affrontano i veementi contrasti della natura umana.
Un
mix che sa essere al tempo stesso rabbioso e accattivante e che riporta alla mente la “storia” del
crossover (Static-X, Linkin Park, Spineshank, Korn, Orgy …), risultando parimenti appetibile per chi un certo approccio artistico lo ha scoperto (o “riscoperto”, magari …) grazie a generazioni più recenti di “contaminatori” (Avenged Sevenfold, Falling in Reverse, Tetrarch, Ocean Grove, …).
I tempi tutt’altro che sereni che stiamo vivendo appaiono tra l’altro piuttosto adeguati a “sostenere” le considerazioni su inquietudini, egocentrismi e redenzione esposte in “
The divided states of hysteria”, un disco in cui melodia e aggressività si fondono in maniera piuttosto efficace e coinvolgente, sfruttando un canovaccio espressivo non particolarmente “rivoluzionario” e ciononostante mai fastidiosamente “prevedibile”, anche per merito di un’applicazione abbastanza sagace della componente elettronica.
Accanto ad assalti sonici ammiccanti e schizofrenici (“
Headline”, “
Man machine or beast”, "
What else can I do?”), nell’albo trovano posto pulsanti deflagrazioni
electro-punk ("
Say what you want to say”) e pure striscianti episodi
cyber-metal-pop (“
Ugly on the inside”), senza dimenticare di riservare una felice collocazione a tracce affabili e suadenti (“
Living in the past”, “
Clean slate”), in grado di rendere ancora più “radiofonico” e contagioso il crogiolo sonoro.
Aggiungiamo digressioni maggiormente articolate e “progressive” ("
Right back down”), sinistre paranoie
dark-eggianti (“
Predator”) e variazioni “sintetiche” (“
Float right on by”), ed otteniamo un’opera che sembra interpretare meglio di altre, attraverso un buon equilibrio tra “commerciabilità” e tensione, i tumulti emotivi e i disagi di una società contemporanea sempre più caotica e priva di certezze.
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