Ci sono dei gruppi che nascono per essere estremi, indefettibilmente vocati alla distruzione sonora, ed è questo il caso della creatura del fantomatico statunitense
DM,
Impious Throne, la quale si ripresenta proprio in questi questi giorni con la sua seconda opera lunga:
"Suffering", rilasciata inizialmente nel 2024 in via indipendente, e adesso invece grazie alla collaborazione con la
ATMF - De Tenebrarum Principio.
Siamo al cospetto di 8 tracce, per un totale di circa 33 minuti di musica estrema, che si muovono tra coordinate Black metal che trovano il loro punto di appoggio nel suolo scandinavo battuto dai primi
Marduk,
Darkthrone ed
Immortal, a cui si lega una matrice Death metal. Tutto è predisposto, in via completamente naturale e senza forzatura alcuna, per la velocità e la violenza esecutiva. Ovviamente, tale predisposizione viene affiancata da una produzione rigorosamente scarna, leggermente caotica e dal suono quantomai analogico, cosa già segnalata con il precedente
"Scourge" (2021), bensì qui in chiave ancor più antimoderna e, in generale, con un piglio Death e un taglio thrashy di slayeriana memoria maggiormente sviluppato; rendendo dunque lo stile dello statunitense limitrofo a quello di band Bestial/War metal sulla scia di
Blasphemy,
Bestial Warlust e
Revenge, pur senza raggiungere tali parossismi di sporcizia sonora e di caoticità, bensì mantenendosi su linee leggermente più pulite e tecniche. Forse situandosi in quella labile linea di confine, tra Bestial/War e "semplice" Black/Death brutale, tracciata al tempo che fu dai
Belphegor.
In ogni caso, non si deve assolutamente pensare che
Impious Throne si limiti a pestare sull'acceleratore senza senso alcuno, o senza minimamente curarsi di inserire hooks "melodici", passaggi caratteristici per ogni singolo brano, e un certo ordine raffinato in grado di conferire un'identità solida, e mai banale, a ognuno di essi, e, soprattutto, capace di infondere nell'ascoltatore il desiderio di premere nuovamente il tasto
"Play".
Ogni elemento viene esasperato e condotto alle sue estreme conseguenze, pur senza oltrepassare il limite intrinseco al concetto stesso di musica estrema: quel limite che quando è accaduto che sia stato valicato, ha sempre condotto nel territorio del mero
"rumore".
Forse siamo troppo poco seri ed è per questo che apprezziamo album come
"Suffering"; forse siamo troppo giovani e sprovveduti, o forse, semplicemente, amiamo ancora l'acciaio nero affilato: l'arma prediletta del
Diavolo.
Ogni altra considerazione cadrà al di fuori del nostro sguardo, e ancor di più del nostro udito.
Supporto incondizionato.
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