I
Silver Knife, international band costituita da membri provenienti da Francia e Belgio, che vede tra le sue fila quel geniaccio di
Déhà (
Acathexis,
Cult of Erinyes e molti altri), giungono in questi giorni di fine aprile 2025 a tagliare il traguardo del secondo full-length: l'omonimo
"Silver Knife", rilasciato sotto l'egida della sempre nobile
Amor Fati Productions.
In perfetta continuità con
"Unyielding / Unseeing" (2020) i
Silver Knife proseguono il loro percorso sulla via del Post– Atmospheric Black metal, bensì con più efficacia e ricalibrando leggermente i fattori in campo, in una direzione improntata maggiormente sul Black di matrice Depressive, e meno sulle derivazioni Post.
Si tratta di un ascolto immersivo e trascendentale integralmente vocato a una forma di monocromatismo gelido, dove le chitarre si muovono su tremolo basilari dal suono saturo e leggermente ovattato, con uno scream potente, piuttosto acuto e dai registri oscillanti tra il Depressive e l'extrasensoriale – in generale, il retaggio del sound degli
Acathexis risulta evidente.
Implicito in quanto appena scritto è la presenza di molteplici frangenti atmosferici, con un insieme di policromie richiamanti a immaginari imprigionati in un rapporto dicotomico tra ascesi e alienazione, ricavandosi spazio, inoltre, perfino squarci paesaggistici dalle reminiscenze Cascadian.
Non si tratta di un'opera che mostri niente di inusuale in materia Post - Atmospheric Black, tuttavia è realizzata con grande pregnanza e carisma e, infine, impreziosita da una serie di particolarità capaci di tenere sotto tensione costante il filo del pathos. Ma soprattutto, più di ogni altra cosa, viene costantemente preservato il concetto di
"Estremo", sia in termini sonori, che, in particolare – poiché è in tale ambito che dovrebbe cadere il concetto del termine – sul piano emotivo.
"Silver Knife" potrebbe essere l'occasione giusta per esplorare i meandri più intimi dell'esistenza, e dei limiti angusti in cui la concezione psicologica dell'Io finito vi ha rinchiuso; oltre a un'esortazione a compiere un atto liminale che dal dolore muova verso la trascendenza: al di là di ogni angosciosa finitudine.
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