Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:38 min.
Etichetta:Stoned Rocka Recordings

Tracklist

  1. ORIGIN OF THE LUGUBRIOUS
  2. EMBERS OF THE SUN
  3. BLOOD SAND
  4. WHO THE HELL ARE YOU
  5. BURIED BY TIME AND DUST
  6. OUR TIME HAS COME
  7. EARTHBOUND HELLBOUND

Line up

  • John James: guitar, vocals
  • Dave Hayes: bass
  • Jon Kirk: drums

Voto medio utenti

Una nuova iniezione di stoner-groove doom metal ci arriva dai britannici Master Charger, giunti al terzo capitolo della loro discografia. Dopo "Unity in black" (2011) e "Eroding empires" (2016), pubblicano sul finire del funesto 2020 il presente "Origin of the lugubrious" per Stoned Rocka Recordings.
Si tratta di una band dallo stile roccioso e muscolare, con un vago retrogusto heavy-southern alla maniera dei Down, dei Serpent of Secrecy, dei Pimmit Hills, dei Corrosion of Conformity, dove le componenti massiccie e viscerali del sound prevalgono su quelle più orientate all'oscurità di matrice Sabbathiana. I brani sono spessi, granulosi, potenti ed epidermici, mostrano una sufficiente varietà di soluzioni anche se talvolta eccedono un pò in prolissità.
Riff in pieno mood stoner metal, voce aggressiva ed irsuta, ritmiche schiacciasassi, il trio di Nottingham punta al bersaglio grosso fin dall'iniziale e strumentale title-track (introdotta dal fruscìo di un vinile, un classico tra i classici..) con una vibrazione seventies che mi ha ricordato i Cathedral (epoca "Carnival bizarre").
Più serrato e grezzo l'incedere di "Embers of the sun" e delle alcoliche "Blood sand" e "Our time has come", roba molto heavy ed aspra alla maniera dei C.O.C. C'è quel tiro aggressivo e sporco formato da un mix di spigolosità metal e trascinamento groovy-rock, che ricorda moltissimo le bands americane (dal retrogusto southern) anzichè i filoni britannico-europei.
Gli aspetti maggiormente doom emergono nelle ultime tracce del lavoro: la potente ed oscura "Buried by time and dust", che sembra un pezzo dei Black Sabbath ingrezzito ed appesantito, e la lenta e fangosa "Earthbound hellbound" con il suo incedere torbido che evoca qualcosa degli Orange Goblin.
Anche se nell'insieme non appaiono certamente innovativi nè particolarmente originali, i Master Charger realizzano un disco solido e più che dignitoso. Buona la grintosa prestazione vocale di John James, consistente la compattezza del trio e la sua attitudine molto "live", discreto il songwriting perchè le canzoni sono abbastanza definite pur seguendo i dettami del genere. Manca ancora un surplus di freschezza, qualche intuizione sorprendente, un pizzico di azzardo nelle soluzioni.
Onesta formazione di settore.

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