Scream For Me: Russ Ballard

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Pubblicato il:06/06/2023
Perchè inserire Russ Ballard in questa rubrica "Scream For Me" che si occupa di cantanti esclusivamente metal - con la notevole eccezione di Keith Richards che però fa storia a se per l'importanza del personaggio - ?
Semplicemente perchè forse molti di voi non sanno che Ballard è legato al Metal molto più di quello che si pensi, in virtù di una serie di collaborazioni con personaggi storici. Vediamo la sua storia che comincia nel lontano 1961 quando Ballard esordisce nel gruppo britannico Rick Nicholl and the Rebels anche se sono gli Argent - gruppo in cui militò sino al 1974 - la sua principale esperienza di appartenenza ad una band, lasciata la quale inizia una lunga e fruttuosa carriera solista che sarà oggetto della ns disamina.
Accennavo alle collaborazioni col mondo Metal e qui vanno ricordati innanzitutto i Kiss. "God Gave Rock and Roll to You" (scritta con gli Argent ) venne ripresa dai Kiss e rititolata "God Gave Rock 'n' Roll to You II", Peter Criss registrò "Let Me Rock You" e "Some Kinda Hurricane" (entrambe di Ballard ) per il suo secondo album da solista Let Me Rock You (1982) e Ace Frehley coverizzò "New York Groove" scritta da Ballard quando militava negli Hello così come lo stesso Frehley registrò anche la cover di "Into The Night" - scritta da Ballard nel 1984 - per l'album del 1987 Frehley's Comet.
Non solo, scrisse "Since You've Been Gone" e "I Surrender" per i Rainbow, per non parlare delle altre collaborazioni e coverizzazioni con Roger Daltrey, Santana, America, Abba, Bad English, Huriah Heep e tanti altri.
Ma anche come carriera solista, Ballard compose brani squisitamente hard rock/Aor sopratutto nella sua produzione dal 1980 in poi.
"Scream for me, scream for us, Russ!!"

RUSS BALLARD (1974)
L'esordio solista di Ballard e tutti i dischi sino al 1980 sono un gradevole mix di soft-rock, soul, pop e accenni dance'70.
L'omonimo album del 1974 si apre con un frizzante rock'n'roll alla Elton John "She's A Hurricane", seguito da "Loose Women" che ricorda Jerry Lee Lewis col suo veloce rock-swing. Gli animi si calmano con le dolci ballads "I Don't Believe In Miracles" e "You Can Count On Me" mentre "You Can Do Voodoo" - primo tra i grandi successi a venire - è un rock bello ritmato dal chorus contagioso, "Fly Away" si muove tra blues e pop, la voce di Ballard è un come un sussurro che accompagna linee melodiche a volte suadenti, a volte ritmate, "Danger Zone" ci ricorda la disco anni '70. Un gran bell'esordio per un artista già navigato che dimostrerà di essere non solo grande compositore, ma pure esecutore ed eccelso chitarrista.


WINNING (1976)
La titletrack che apre il disco diventerà un classico di Ballard col suo ritmo che ricorda un pò gli Who e un pò David Bowie, "Born On Hallowee'en" è un pop-rock allegro, non mancano i momenti romantici come in "A Song For Gail" ma inutile nascondere che il vero highlight del disco è il super classico "Since You Have Been Gone" che da subito ti prende col suo ritmo e la sua melodia impossibile da non cantare, ben si capisce perchè i Rainbow l'abbiano voluta coverizzare.


AT THIRD STROKE (1978)
"Dancer" apre le danze ( è proprio il caso di dirlo) col suo ritmo incalzante, fra chitarre blues, pennate hard rock e un ritmo ballabile vagamente prog, pezzo articolato e molto coinvolgente, "Helpless" è una ballad dominata dalle tastiere dal mood molto anni'70, mentre "Treat Her Right" è molto più classica nella sua dolce melodia, convince il pop-rock alla Queen di "Expressway To Your Heart". "Cast The Spirit" si muove tranquilla sino al chorus in cui le chitarre diventano più dure e si apprezza un bel solo, per poi trovarsi di fronte alla ritmica disco '70 dell'ottima "Look At Her Dance" dal groove irresistibile, "I'm A Scorpio" si apre con un chitarra malinconica per poi evolversi in bel progressive-rock che ricorda i tempi degli Argent, in chiusura l'intensa ballad "My Judgement Day" dominata dalla voce e dal pianoforte.


INTO THE FIRE (1980)
Con" Into The Fire "inizia il periodo, in senso musicale, più duro per Ballard con 3 dischi ( questo e i 2 successivi) ricchi di composizioni decisamente più heavy rispetto ai canoni del chitarrista inglese basti ascoltare i brani di apertura di questo " Into... " con "Rock and Roll Lover" e sopratutto "Breakdown" che danno una bella scossa col loro ritmo incalzante, linea di basso martellante, chitarre graffianti e quel gusto per la melodia sempre presente. Anche le ballads quali "Where do we go from here" hanno un'impronta rock sopratutto nei chorus, l'album intero è dominato dalle chitarre e dai riff in cui Ballard è maestro, "Guilty" è lenta ma con linee di chitarra potenti, "Don't Go To Soho" sembra uscire da una sessione heavy degli Aerosmith, e anche qui abbiamo grande spolvero di riff e solos mentre "Tonight" e "Here Comes The Hurt" hanno il classico mood rock anni '80. Il lavoro si chiude con la vivace e frizzante ( e AOR al 100%) "I' ll Be There".
Gran disco di ruspante rock che segna l'inizio di una nuova era per Ballard.


BERNET DOGS (1980)
Continua il periodo di grande creatività di Ballard che pubblica nello stesso anno questo disco che già dalla copertina molto metallica e molto anni '80 indica chiaramente le coordinate musicali che ci aspettano. E non si rimane delusi, infatti già l'opener "Rene Didn't Do It" è un bel pugno in faccia col suo riffama sfrontato su una base ritmica tirata e potente, ma non finisce qui con la successiva "Ain't No Turnin Back" i ritmi rimangono sostenuti con le chitarre heavy sempre in primo piano, "Bad Boy" inizia con un ritmo reggae ma nel prosieguo le chitarre urlano e ci ricordano che Ballard è innanzitutto un chitarrista. "On The Rebound" col suo ritmo dance rock ed il chorus incalzante è un altro classico che verrà coverizzato dagli Uriah Heep," She Said Yeah" è un boogie rock d'altri tempi fantastico nella sua semplicità, "It's Too Late" è un'altra sferzata rock metal cadenzata e potente, "Fell Like The Real Thing" ci conduce in ambiti hard rock /Aor di prim'ordine col suo riffama deciso in 4/4 e il chorus da cantare ma è con "Ridin with The Angels" che l' album tocca uno dei suoi apici, ritmo coinvolgente, chitarre tirate allo spasimo e chorus irresistibile. Ballard ci offre un prodotto di hard rock sopraffino che fa da antipasto al suo vero capolavoro, "Voices" che uscirà 4 anni dopo.


VOICES (1984)
Conobbi Ballard grazie a quel capolavoro di "Voices" è fu subito amore. Andai a comprare la musicassetta e tutt 'ora il disco continua a girare nelle mie cuffie.
La titletrack ha un qualcosa di misterioso col suo andamento ipnotico sorretto dalla linea di basso e dai solos di chitarra, il pezzo davvero notevole che spopolo' all 'epoca.
Il disco però si apre con un altro pezzo da' 90 "I Can't Hear You No More" una sorta di power ballad dalla grande melodia e dalla chitarra ammaliante, il disco è un compendio di pop-hard rock che coniuga perfettamente melodia con energia grazie ad un songwritng ispirato e frizzante, la chitarra di Ballard è lontana da inutili virtuosismi e ci offre invece riff solidi ( "In The Night", "Playing With Fire" e "Two Silhouettes" su tutte ) accompagnati da una vena melodica di prim'ordine ( la struggente ballad "Day To Day" o "The Last TIme"), mentre altrove spuntano accenni pop più marcati come in "A Woman Like You".


THE FIRE STILL BURNS (1985)
"Once A Rebel", che apre il disco, suona praticamente come "I Can't Hear You No More", stessa linea melodica e stessa chitarra ma va bene così, siamo sempre di fronte a un gran pezzo Aor /pop. Purtroppo però, svanita la magia del brano d'apertura, le altre canzoni del disco non decollano come ci si aspetterebbe, ad eccezione della titletrack - un buon pezzo rock d'atmosfera e malinconico - e di "Time" una breve ballad nella quale l'arpeggio della chitarra è scandito dal rintocchi di un orologio. Il songwriting è meno incisivo e decisamente meno duro dei precedenti lavori, lasciando spazio a simil ballad che seppur impeccabili nella loro composizione, non lasciano il segno


THE SEER (1993)
"Only Love Can Save Me" apre le danze alla grande col suo ritmo rock-dance, è un rock soffuso ma efficace che vuole adeguarsi alle sonorità moderne del periodo, d'altronde Ballard non deve dimostrare niente a nessuno. Le ritmiche pop-dance continuano con "Stay With Me Tonite" che riesce ad essere piacevole ricordando un pò le composizioni di Prince e soprattutto con "Vibrate" pop dance irresistibile alla "Sledghammer" di Peter Gabriel.
"Barenaked" è una dolce ballad moderna ricca di melodia, mentre altri brani sono sicuramente più easy listening d'altronde questo è un ritorno di Ballard dopo ben 8 anni di assenza logico che qualcosa sia cambiato rispetto a prima. Il disco scorre piacevolmente nonostante la sua lunghezza (62') fra pop e melodia "The Healer" è una struggente ballad piano/voce, "Hold On To Love" e "Possession" sono pop-rock che ci ricordano come Ballard abbia smussato le spigolature hard rock degli '80, ciononostante il songwriting rimane su buoni livelli per gli amanti delle sonorità facili ma di grande presa.


BOOK OF LOVE (2006)
Ecco il Ballard che mi piace, "It's My Life" apre il disco con un suono bello duro, quasi grunge, con pennate hard rock che rimandano ai vecchi tempi, ma anche la successiva "Crazy World" seppur più danzereccia ha un muro di chitarre bello potente, pare che Ballard abbia ripreso il timone conducendo la sua musica verso sonorità rock sostenute. Ma sarà così anche per il resto del disco? La seguente "In The Dark" ( titolo perfetto per un metallaro) è in realtà un pezzo molto articolato con riff duri che si accompagnano ad archi e ad una linea melodica piacevole e cantabile, "Like Father, Like Son" è una bellissima ballad molto struggente, fra archi, chitarre e un testo commovente, mentre "When You Sleep" è una suite drammatica e teatrale, bellissima canzone, un ulteriore prova della duttilità di questo artista che sa emozionare quando serve e sa farti vibrare con pennate rock in altre situazioni ("In My Darkest Hour"), "I'm Just Not Made Of This World" è una power ballad da brividi, di una intensità unica.
"The Book Of Love" è un album completo, oscuro in alcune parti, solare in altre, con ballads eccezionali, l'album della consacrazione definitiva di un artista che purtroppo rimane sconosciuto ai più o del quale se ne sente parlare solo perchè coverizzato da altri.


IT'S GOOD TO BE HERE (2020)
Ultima fatica discografica in ordine di tempo, il disco è lontano anni luce dai grandi classici scritti da Ballard, questo è inevitabile se pensiamo che sono passati quasi 40 anni da quei tempi. Il Russ Ballard dei '2000 è molto meno irruento e melodicamente incisivo rispetto ai vecchi tempi, sicuramente meno immediato, anche se non mancano dei bei pezzi incominciando dalla robusta "My Awakening" passando per il ritmato mid-tempo "Kickin The Can" e se vogliamo parlare di ballads includiamo "Annabel's Place" e soprattutto "Wasted" - una ballad malinconica tutta chitarre/voce - e "Proud Man" struggente blues. La caratteristica del disco però è quella di aver riproposto alcuni vecchi hits come "New York Groove" o "Since You've Been Gone" quale a voler costruire un ponte fra passato e presente anche se secondo me le nuove versioni sono troppo stravolte per essere paragonate alle originali.
Un album di mestiere nel quale sporadicamente si ritrovano gli spunti da grande songwriter di Ballard ma altrove il tutto suona molto accomodante.


Articolo a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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