Scream For Me: Ozzy Osbourne

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Pubblicato il:22/05/2023
Potrebbe esistere l'Heavy Metal senza un personaggio come Ozzy Osbourne?
Non riesco proprio ad immaginarmelo.
Ozzy è unico, è un sopravissuto a se stesso, è uno che ha sniffato formiche rosse, leccato l'urina di Nikki Sixx ed azzannato un pipistrello nei suoi trip tossici, ma è soprattutto colui che con i Black Sabbath ha inventato il Metal influenzando migliaia di bands e che, come solista, è riuscito a rimanere in vetta per decenni sdoganandosi dalla band madre. Con quella sua voce così particolare, acuta e un pò "stonata" e con quei suoi atteggiamenti trasgressivi ed eccessivi che lo hanno esposto a problemi di salute e legali facendogli guadagnare il soprannome di "principe delle tenebre", Ozzy è passato dagli inizi selvaggi di "Blizzard Of Ozz" e "Diary Of A Madman" a quelli più introspettivi di "Ordinary Man" e "Patient Number 9". Seguiamo insieme il suo percorso, "Scream for me, scream for us, Ozzy!"

L'esordio solista di Ozzy "BLIZZARD OF OZZ" (1980) arriva dopo il licenziamento dai Black Sabbath e subito ci presenta alcuni pezzi che diventeranno dei classici tutt'ora presenti nel live-show del Madman, quali "I Don't Know" "Mr Crowley" e "Crazy Train" con i riff di chitarra ormai entrati nella storia del grande e compianto Randy Rhoads. C'è anche la prima di una lunga serie di grandi ballads di Ozzy, "Goodbye To Romance" , oltre a "Suicide Solution" dedicata a Bon Scott.


DIARY OF A MADMAN (1981)
Formula vincente non si cambia e per il secondo album troviamo gli stessi musicisti ad esclusione del tastierista Don Airey, con Rhoads a dettare legge coi suoi riff e il suo virtuosismo ( il solo di "Flying High Again" che fa il verso a Eddie Van Halen ad esempio) e la voce di Ozzy marchio di fabbrica inconfondibile. Il disco ottiene grande successo e piazza altri classici quali "Over the Mountain", "Flying High Again" la ballad "Tonite" ma sopratutto vede le beghe legali fra il bassista Bob Daisley e il batterista Lee Kerslake vs Sharon - moglie e manager di Ozzy - per una storia di diritti non pagati. Scioccante la copertina con un Ozzy in versione Mr Hide invasato, con tanto di croce rovesciata sul muro e un sinistro bambino ( il figlio di Ozzy avuto dal primo matrimonio ) seminascosto. Menzione per la lunga, articolata e sinistra titletrack con grande lavoro chitarristico di Rhoads e vocals spiritate di Ozzy.


BARK AT THE MOON (1983)
Continua la serie di grandi uscite per Ozzy che evidentemente nei primi '80 si trova in un periodo particolarmente prolifico, anche questo "Bark At The Moon" rimarrà un caposaldo della produzione solista dell'ex singer dei Black Sabbath e vede l'arrivo del funambolico chitarrista Jake E.Lee e il ritorno di Don Airey alle tastiere.
Musicalmente la formula compositiva non cambia presentandoci i soliti riff duri e melodici e le linee vocali di Ozzy come dei sermoni metal, unica differenza è l'uso di sintetizzatori in molti pezzi. Brani di punta sono la titletrack, la sinistra, cupa e veloce "Centre Of Eternity" con un intro coro/tastiere da brividi, le 2 ballad "You're No Different To Me" e "So Tired". Talvolta i suoni sono più crudi e metal ("Now You See It Now You Don't[/I]", altrove cominciano a strizzare l'occhio all'AOR ("RocknRoll Rebel", il "Slow Down"! ) cosa che sarà evidentissima nel successivo lavoro in studio del Madman.


THE ULTIMATE SIN (1986)
Un album che rimanda palesemente al suono AOR made in USA e per questo criticato dai fans più puristi.
D'altronde" The Ultimate Sin "è il quarto album solista in pieno periodo" Hair Metal " e ci stava che Ozzy provasse a" modernizzare " il proprio sound, il risultato è un album con luci ed ombre.
Qui i sintetizzatori e il suono "laccato" delle chitarre hanno la maggiore accanto ad un songwriting meno selvaggio alla ricerca della melodia e del chorus facili, si tratta di un disco che si muove fra brani di facile presa ("Secret Loser", "Shoot In The Dark" [/I]", "Lightining Strikes Again") ed altri onestamente inascoltabili ("Thanks God For The Bomb"), mentre la power ballad "Killer Of Giants" risolleva un pò le sorti del disco grazie ad una linea melodica e un chorus azzeccati. Con una formazione nuova ed un improbabile look glam, Ozzy sforna un disco che fece arrabbiare i fans ma che gli assicurò la scalata delle charts USA.


NO REST FOR THE WICKED (1988)
Conscio che l'Hair Metal non era per lui Ozzy torna a sonorità a lui più confacenti con questo "No Rest For The Wicked", album che vede l'ingresso nella lineup dell'ennesimo talentuoso chitarrista ( Zakk Wylde ) nonchè il ritorno di Bob Daisley al basso.
Le canzoni suonano più fresche, più dirette e le chitarre tornano a graffiare grazie a Wylde che rimarrà il chitarrista di più lunga permanenza con Ozzy, "Bloodbath In Paradise" colpisce come un pugno col suo riffama, la titletrack pur essendo molto melodica rimane un pezzo bello tirato, "Devil's Daughter (Holy War" è un altro bel calcio in faccia con un Ozzy particolarmente istrionico e demoniaco. Inutile negare che un grande apporto alla musicalità del disco lo da proprio Zakk Wylde col suo particolare tocco ritmico e solista, un chitarrismo virtuoso e torrenziale allo stesso tempo ("Demon Alchol", "Crazy Babies", "Tattooed Dancer"), un gradito ritorno alle sonorità più veraci che i fans stavano aspettando. Da notare che il brano "Hero", era una traccia fantasma delle edizioni in CD e musicassetta del 1988.


NO MORE TEARS (1991)
La riconferma di Zakk Wylde alle 6 corde porta bene ad Ozzy che con questo sesto album solista raggiunge i cinque dischi di platino. La conferma della bontà dei brani la troviamo sin dall'opener "Mr Tinkertrain" che dopo un carillon e voci di bambini irrompe col riff massiccio di Zakk e il suo caratteristico uso di armonici artificiali che permettono alla sua chitarra di emettere suoni simili a dei fischi, "I Don't Wanna Change The World" (vincitrice ai Grammy Awards 1994 nella categoria miglior interpretazione metal) è un altro pezzo da '90, cosi come prticolarmente degne di nota sono la sarcastica "Hellraiser" - scritta da Ozzy Osbourne, Zakk Wylde e dal frontman dei Motörhead Lemmy Kilmister, ed inserita nella colonna sonora di Grand Theft Auto: San Andreas, nonchè ri-registrata dai Motörhead stessi per il loro album March ör Die, la struggente ballad "Mama I'm Coming Home" con grande lavoro rock-country alle chitarre e l'oscura titletrack col suo ipnotico giro di basso iniziale e hammond di sottofondo. "S.i.n" è un altro pezzo metal quadrato e massiccio, "Time After Time" è l'ennesima convincente ballad di Ozzy ( non ne ha mai scritta una brutta !), la stralunata "Zombie Stomp" è un pezzo di grande effetto che unisce ritmiche tribali a rasoiate metal.
A parere di chi scrive "No More Tears" è il miglior album di Ozzy dai tempi di "Bark At The Moon", merito di un ritrovata creatività a livello di songwriting e all'apporto fondamentale della chitarra di Wylde.


OZZMOSIS (1995)
Per fortuna di Ozzy - e nostra- il ciclone grunge non tocca più di tanto il nostro eroe che con "Ozzmosis" sforna un disco duro e cupo, ricco di groove. Da notare al basso Geezer Butler ex bandmate nei Black Sabbath e lo special guest Steve Vai che suona nella canzone "My Little Man".
"Perry Mason" apre il disco col suo andamento potente e deciso , cui segue "I Just Want You" una power ballad da brividi con un finale drammatico in crescendo, "Thunder Underground" è pachidermica e possente con chitarre ribassate quasi NuMetal, "See You On The Other Side" è un bellissimo pezzo d'atmosfera co-scritto con Lemmy Kilmister. Il chitarrismo tecnico e allo stesso tempo emozionale di Wylde lo troviamo in "Ghost Behind My Eyes" così come in "Tomorrow" e "Whole World Fallin Down", ricca di armonizzazioni e tremoli. Immancabile una struggente ballad, questa volta tocca a "Old LA Tonite" voce, piano e solo da brivido di Wylde.


DOWN TO EARTH (2001)
Ozzy ama circondarsi sempre di grandi musicisti e li cambia spesso, questa volta troviamo Mike Bordin (Faith No More) alle percussioni e il bassista Robert Trujillo oltre a Zakk Wylde-
Il disco cerca di avere un suono al passo coi tempi ma di rimanere classico allo stesso tempo, il risultato è una musica aggressiva e ricca di groove, a volte un pò fredda, con composizioni piuttosto buone quali le metalliche "Gets Me Through" e "Facing Hell" ad apre il lavoro. Subito dopo troviamo la ballad "Dreamer" a stemperare l'aggressività, e al solito Ozzy fa centro quando mostra il suo lato più romantico, ma gia' l'arpeggio di "No Easy Way Out" riporta il disco su coordinate dure pur senza rinunciare alla melodia, così come "That I Never Had" è un altro pezzo bello deciso col solito grande riffama di Wylde, "Junkie" ha chitarre NuMetal ed è una sferzata come non si sentiva da tempo, il disco si muove fra power ballad e brani metal anche se non proprio tutti sono all'altezza dei migliori lavori del madman


BLACK RAIN (2007)
La genesi di questo disco merita di essere ricordata, è il primo lavoro senza un tastierista infatti il chitarrista storico di Ozzy Zakk Wylde si è occupato di tutte le parti di tastiera, quindi per forza di cose l'album è ricco di synths e questo gli ha conferito un suono moderno, quasi industrial. Altro particolare da menzionare sono le liriche, quanto mai cupe e negative che toccano argomenti scottanti come la guerra ("Black Rain"), la decadenza del mondo ("The Almighty Dollar, Civilize the Universe, Countdown's Begun, Trap Door"), l'abuso di droga (11 Silver). Come accennato il suono è industrial, "Not Going Away", "Civilize the Universe" sono pezzi con una chitarra filtrata e fredda ma potente, sono brani squisitamente metal nella loro essenza. Un senso sinistro di oppressione pervade il disco e anche i brani più easy come la bellissima"I Don't Wanna Stop" hanno un che di opprimente, mentre la titletrack introdotta da un breve cenno di armonica pare uscire da un album dei Ministry. Non mancano le solite ballads, qui dedicate ai fans come "Here For You" - stupenda - e "Lay Your World on Me".
Anche se un pò spiazzante rispetto ai soliti canoni, "Black Rain" è un lavoro ben scritto, suonato, prodotto e fortemente metal.


SCREAM ( 2010)
Come per il precedente album, anche qui Ozzy mantiene un suono moderno, quasi nu-metal cercando di stare cosi al passo coi tempi. Fortunatamente il songwriting rimane su discreti livelli perlomeno per un lotto di canzoni a partire dall'opener "Let It Die" col suono "groovoso" delle chitarre ribassate e a proposito di 6 corde questo è il primo disco senza lo storico Wylde dopo tanti anni e l'ingresso del chitarrista dei Firewind Gus G. Come accennavo, alcune canzoni sono di buon livello anche se "Scream" è considerato unanimemente un passo indietro rispetto a "Black Rain", oltre alla già citata "Let It Die", segnalo la titletrack che a discapito del chorus un pò pacchiano ha una chitarra di fondo molto incisiva con un bel ritmo, "Soul Sucker" lenta e asfissiante con le chitarre ribassate, la lunga "Diggin Me Down" ricca di armonizzazioni e che si poggia su un cantato molto efficace di Ozzy, "Fearless" è più sostenuta col suo riffama sempre molto nu-metal, i suoni sono freddi e quasi industrial in alcune parti. tuttavia il marchio del Madman rimane ben evidente. Menziono da ultimo"Time" che come tutte le ballads di Ozzy, è uno dei punti di forza dei dischi, unendo malinconia a belle melodie.


ORDINARY MAN (2020)
Dopo ben 10 anni da precedente lavoro, ecco uscire un nuovo lavoro di Ozzy. Quello del 2020 è un Ozzy diverso, lasciati nell'armadio gli abiti da "princess of darkness" e gli eccessi che lo hanno accompagnato per buona parte della propria vita, ciò che emerge dai testi e dalle musiche è un artista maturo, consapevole del tempo che passa e inevitabilmente più saggio. Il disco è introspettivo, mancano vere bordate metal o testi selvaggi e provocatori, la titletrack ad esempio da molti è considerata come il testamento di Ozzy, un testo che è una riflessione sulla propria vita che ormai si dirige verso il tramonto ( perlomeno artisticamente anche se dichiarerà di avere il Parkinson) e una melodia splendida coadiuvata dal pianoforte - e dalle vocals - di Elton John e dalla chitarra di Slash. Titoli come "Goodbye", "All My Life[/I]" e "Today Is the End" non lasciano dubbi sul fatto che "Ordinary Man" è un epitaffio anche se Ozzy è tutt'altro che una persona rassegnata; reclutati Elton John e Slash, non finisce qui, troviamo anche Travis Scott e Post Malone ( "Take What You Want", la scatenata "It's A Raid"), mentre canzoni come "Straight To Hell" - con Slash - dimostrano che il songwriting di Ozzy è ancora in grado di offrire ottime canzoni rock.


PATIENT NUMBER 9 (2022)
L'ultimo - in ordine cronologico - album di Ozzy è una sorta di "best of guest" in quanto praticamente in ogni traccia abbiamo alla chitarra un ospite d'onore di primo piano (Zak Wylde, Jeff Beck, Toni Iommi, Eric Clapton) mentre la line up ufficiale vede Chad Smith alla batteria, Duff McKagan e Robert Trujillo alternarsi al basso. La matrice metal è surclassata da quella più hard rock ma rimane comunque presente in ottimi pezzi quali "Parasite" e nel roccioso mid-tempo "Immortal". I chorus orecchiabili e cantabili la fanno da padrona, in "No Escape From Now" e "Degradation Rules" si riforma addirittura la coppia d'assi Osbourne/Iommi e uno spolvero di Black Sabbath c'è, risultando essere due ottime canzoni. Le sorprese non finiscono ed ecco comparire un altro grande delle 6 corde, mr Clapton, che in "One Of Those Days" spreme la sua chitarra sconfinando in lidi duri e lontani dal mondo blues cui appartiene di diritto.

Se "Patient Number 9" sarà o no il canto del cigno di Ozzy nessuno può saperlo se non lui stesso, noi lo aspettiamo fiduciosi e per ora lo ringraziamo per tutto quello che ci ha dato. Lunga vita al Madman!


Articolo a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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