A ben pensarci, negli ultimi 20 anni ho avuto modo di vedere
Bruce dal vivo molto più spesso di tanti zii, cugini e amici. Ciononostante, le circostanze dell'incontro al
Teatro Dal Verme del 13 gennaio presentano vistosi (e graditissimi) crismi di anomalia: nessun
outfit improbabile, palco mastodontico, bassista lungocrinito che sfreccia qua e là o
Eddie gigante che compare minaccioso.
Solo lui, il singer di
Worksop, il quale si presenta alle 21:05 davanti a qualche centinaio di fans con capello insolitamente lungo, abbigliamento
casual (si dice ancora così?) e bottiglietta di
Trooper ben salda nella mano, pronto ad intrattenerci parlando della sua fortunata autobiografia "
What Does This Button Do?".
Intrattenimento, in effetti, sembra essere il termine più corretto: quella che in teoria si sarebbe dovuta dipanare come una presentazione del tomo con lettura di alcuni estratti, si rivela invece un piccolo grande
show da
stand up comedian.
Dickinson, con piglio istrionico ed appassionato, ripercorre le fasi salienti della sua vita, intrattenendosi in particolar modo sui turbolenti anni dell'adolescenza. Che si tratti di aneddoti faceti -le prime esperienze con la
marijuana, le dissertazioni sul sadomaso- o di esperienze meno piacevoli -le botte ricevute dai bulli, le punizioni corporali dei professori- il tono della narrazione non cambia: divertito, (auto)ironico e mai pretenzioso, qualità, questa, peraltro apprezzabile anche nel libro stesso.
Chi, come me, si aspettava un evento “un'oretta e via”, ha decisamente sbagliato i calcoli:
Bruce non sta fermo un istante, gesticola, racconta barzellette, si lancia in numerose imitazioni (tutte sinistramente simili, ma già si sapeva non fossero il suo forte), passa con inusitata leggerezza dall'incontro con la Regina al cupo capitolo del tumore alla gola, raggiungendo così le (quasi) due ore di spettacolo senza colpo ferire.
Non che sia finita, anzi: qualche minuto di pausa permette agli astanti di scrivere le proprie domande al cantante britannico, il quale, una volta tornato sul palco, trascorre un'altra ora tentando di levare quante più curiosità possibili.
Il grado di serietà degli interrogativi varia alquanto, ma fra battute e dissertazioni su aldilà, pantaloni discutibili ed incontri con
Johnny Cash, qualche succulenta anticipazione emerge eccome: pare che nel prossimo futuro ci si possa attendere il tanto agognato nuovo
album solista, oltre alla colonna sonora di un film di guerra ad alto
budget ambientato in Italia. Attendiamo fiduciosi ulteriori aggiornamenti...
Il congedo, infine, è da pelle d’oca: un fan particolarmente illuminato chiede di intonare l'i
ncipit di “
Revelations”, e
Dickinson non si tira indietro, regalando una splendida rielaborazione a cappella della linea vocale prima di lasciare il palco tra i meritatissimi applausi.
Personalmente, esco dal
Teatro Dal Verme oltremodo soddisfatto e felice come una Pasqua.
Si potrebbe dibattere in merito alle lungaggini nei controlli che hanno condotto ad una interminabile fila all’ingresso, a maschere troppo disattente nella gestione dei posti a sedere nonostante costi dei biglietti tutt’altro che popolari –non ho il coraggio di scrivere la somma investita per due posti in prima fila-, o ancora all’ardua fruibilità dell’evento per chi non masticasse l’albionico idioma –non erano previste traduzioni simultanee, slide scritte o aiuti di alcun genere-. Così facendo, tuttavia, si svierebbe dal fulcro della questione, ossia la perfetta riuscita di uno spettacolo gustoso ed impagabile per ogni fan di
Bruce, che si conferma per l’ennesima volta uno dei personaggi più carismatici, intriganti e sfaccettati della storia del
rock tutto…
oltre che uno dei peggio vestiti, ma d'altra parte la perfezione non è di questo mondo…