Copertina 7

Info

Anno di uscita:2003
Durata:61 min.
Etichetta:Beyond... Prod
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. SOLITUDE MAN
  2. 8 STRING SWEEP
  3. SANCTUARY EVE
  4. CONTINOUS FIX
  5. WAR ABYSSES
  6. STAJNESS KLAUS
  7. LET THE END BEGIN
  8. WINGS OF DECADENCE
  9. ASCENSION OF ANY POUND
  10. WAYS OF CHANGES
  11. LOGICAL SLOW EVOLUTION / ... IN TIME

Line up

  • Paul Chain: all instruments

Voto medio utenti

Quella di Paul Chain è sicuramente una delle figure più importanti del metal italiano, un personaggio che, prima coi Death SS, poi con i propri vari progetti solisti, dal Paul Chain Violet Theatre fino al più recente The Improvisor, nel corso della propria più che ventennale carriera ha ormai raggiunto il ruolo di figura di riferimento per la scena dark/doom del nostro paese e non solo.
Artista schivo e riservato, lontano dalle rumorose acclamazioni del music business, Paul Chain ha sempre continuato la sua opera nell’ombra della propria musica e della propria arte riproposta qui, in Park Of Reason, in maniera assolutamente magistrale.
Il polistrumentista anconetano ha confezionato 11 tracce per un totale di circa un’ora e mezza di musica introspettiva ed ermetica dove alle inquadrabili manifestazioni doom si alternano deliri di improvvisazione e sperimentazione, come in “Continuous Fix” o “Stajness Klaus”, dove nessuna regola musicale sembra ad un primo ascolto dirigere il flusso sonoro che dalla mente di Paul si trasmette direttamente in quella dell’ascoltatore.
A questi episodi onirici e carichi di enorme pathos, fanno eco brani come “Solitude Man” o l’ottima “Let The End Begin", vere perle di oscuro doom metal, guidate da lentissimi e quasi esasperati riff di sabbatthiana memoria, arricchiti della particolarissima e unica voce di Paul. L’apice emozionale viene raggiunto nelle lunghissime “Wings Of Decadence” e “Ascension Of Any Pound”, nelle quali si fondono numerose influenze ed esperienze musicale, per un risultato assolutamente unico, per una musica che sembra starsene al di fuori del tempo e lontana da qualsiasi banale e stereotipata catalogazione.
Il termine stesso di “canzone” sembra venire meno durante l’ascolto di questi lunghi e interminabili minuti, dove ogni logica viene a mancare per lasciare spazio al fluire di emozioni trasfigurate in note. Un’esperienza certo non immediata, non standardizzata e facilmente intuitiva, e proprio per questo non adatta a chi ha una visione ristretta della musica, non solo di quella metal.
A chiudere questo complesso ma gratificante ascolto troviamo una sperimentale forma di registrazione che vede la sovrapposizione di due tracce mono in un’unica cd track ascoltabili separatamente splittando i due canali, left e right, dello stereo tramite il controllo balance.
Un consiglio: evitare l’ascolto in modalità stereo di quest’ultima traccia può essere una saggia decisione…
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda

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