A quasi dieci anni di distanza dal precedente album di lunga durata, tornato i belgi
Lvthn, un misterioso manipolo di musicisti dediti ad una forma caustica e dissonante di Black Metal dal taglio moderno nel quale non troverete, nemmeno per un attimo, un segnale di umanità.
"The Devil's Bridge" è, infatti, un'opera priva di compromessi, belluina, lacerante nella sua rigida mancanza di alcuna forma melodica, chirurgica in una metodologia di distruzione che viene condotta tra riffing serrato (di grande valore), acidi vocalizzi infernali, brevi rallentamenti che si avvicinano alla scuola Sludge, ed una attitudine, prendete con le pinze quanto sto per scrivere, dal sapore Hardcore, sebbene le canzoni qui contenute siano grigie come il fumo, inquinante, delle fabbriche e prive di luce come solo l'estremo vero dovrebbe sempre essere.
I
Lvthn non sono un gruppo facile da ascoltare e, di certo, non adatto a tutte le orecchie, ma il magmatico muro del suono che sono in grado di creare, sorretto da un registrazione perfetta, si abbatterà su di voi come una furiosa tempesta che lascerà solo macerie, ed i brevi momenti di tregua, sapientemente sparsi lungo l'album, non faranno altro che aumentare il terrore, strisciante, per quello che, di li a poco, succederà sprofondando tutto in un maledetto buco nero dove solo anime dannate danzano in cerchio.
Su
"The Devil's Bridge" la fiamma nera arde maestosa ed indifferente alle miserie umane, pronta ad avvolgere, con le sue spire, le vostre anime per dannarle in eterno.
Onore imperituro al Capro.
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