Nati come Chalice nel 1991 e ribattezzati
Svartsyn nel 1993 dopo la morte del batterista Tormentor, i nostri svedesoni arrivano oggi al loro decimo album in studio che, a conti fatti, nulla toglie e nulla aggiunge a ciò che la band ha fatto dal 1993 ad oggi. Proprio dal periodo Chalice arrivano 6 delle 10 composizioni qui presenti: 4 nuovi brani vanno ad unirsi a vecchie songs riarrangiate per l’occasione, per dare un senso di continuità a ciò che la band ha realizzato dalle sue origini ad oggi. Un sound caotico e monolitico la fa da padrone, caratterizzato da radici molto anni ’90 ed una produzione volutamente grezza che va ad enfatizzare il caos che Ornias, ormai unico membro effettivo della band, vuole creare con la propria musica. Pause più ragionate e cadenzate, costruite a volte su riffoni di matrice thrash vanno ad alternarsi a parti tiratissime e a sprazzi confusionarie, fatte di drumming selvaggi e guitar riffing alla svedese, creando un rollercoaster di emozioni aiuta l’ascoltatore a non distrarsi mai e a mantenere viva l’attenzione su ciò che viene suonato. Se da un lato questo alternare parti lente e parti veloci ci regala un sound tipicamente Svartsyn dall’altro risulta anche il limite più grande di questo “
Vortex Of The Destroyer”: già, perché 55 minuti strutturati tutti alla stessa maniera li ho trovati un po’ pesanti da digerire e se è vero che questo voler rimanere fedeli a se stessi è per i fans di vecchia data sinonimo di garanzia, è anche vero che questa scelta difficilmente porterà nuove leve a seguire la band. Visto che quando Ornias decide di spingere sull’acceleratore il risultato è davvero potente e malvagio, avrei preferito un disco tirato dall’inizio alla fine, magari di 30/35 minuti sulla falsa riga del mai eguagliato “Panzer Division Marduk”, dove il caos e la distruzione delle nostre orecchie l’avrebbe fatta da padrone.
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