Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:26 min.
Etichetta:Shaytan Productions

Tracklist

  1. PROTECTOR OF THE HERD
  2. WORSHIP THE DEGENERATE
  3. GUERILLAS
  4. SUN OF LIBERATION
  5. ECLIPSE
  6. FREE WILL

Line up

  • Mephisto: guitars, bass, percussion
  • Artiya'il: vocals

Voto medio utenti

Dopo la bella e utile ristampa dell'affascinante "Kitab al Awthan" uscita lo scorso anno e rinnovato il sodalizio con la Shaytan Productions, tornano nuovamente i blacksters sauditi Al-Namrood con i ventisei minuti del nuovo "Worship the Degenerate".

Trovo un qualcosa di eroico e una grande stima nei confronti di questi musicisti sauditi visto che praticano la loro arte in clandestinità, con le loro vere identità sconosciute visto che in patria rischiano la pelle per quello che fanno: se questo non è amore per il Metal e credere in quello che si fa, beh, allora non cos'altro possa essere!

I lavori successivi a quello recentemente ristampato hanno giocato sempre più su un ritorno ad un Black Metal più selvaggio ed iracondo, più semplice e di impatto, con la scelta intelligente di ridurre il minutaggio e che viene ulteriormente rimarcata in questo disco.
Una scelta che se da una parte fa perdere un po' di fascino e unicità delle loro proposta (un peccato che le code semi acustiche dal sapore mistico siano di fatto un lontano ricordo se non per alcune eccezioni qua e là presenti, come pure per le ritmiche tribali), dall'altro lato però fa vedere una certa intelligenza nel songwriting, con delle canzoni riuscite e convincenti, che non copiano questo o quel riff da un caposaldo a caso del genere, che non si ripetono stancamente tentando di allungare il brodo, ma continuano a donargli quel sapore tutto tipicamente arabo e che tanto basta a dargli quel minimo di personalità che permette al gruppo di elevarsi.

Come da tradizione perla band missaggio e produzione non esattamente al top, ma credo che sia ingiusto pretendere di più vista la situazione nella quale si trovano.
Per i fans un'oasi sicura, per tutti gli altri invece, un lavoro che mostra come sia possibile fare del Black Metal autentico e personale pure da parti del mondo che fino a pochi anni fa non si sarebbero mai associate alla parole Metal.

Recensione a cura di Seba Dall

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