Al-Namrood - Kitab Al Awthan (reissue)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:47 min.
Etichetta:Shaytan Productions

Tracklist

  1. MIRATH AL SHAR
  2. MIN TRAB AL JAHEL
  3. HAYAT AL KHLOOD
  4. ASHAB AL AIKA
  5. AL QAUM, HAKEM AL HUROOB
  6. KIRAM AL MATAIA
  7. EZ AL MULOOK
  8. BANI LA'EM
  9. WA MA KAN LIL SUFHA' ENTISAR

Line up

  • Mephisto: guitars, bass
  • Ostron: keyboards
  • Mudamer: vocals
  • Adel: drums

Voto medio utenti

Band decisamente atipica quella degli Al-Namrood, con una storia che definire travagliata è dire poco: il trio saudita infatti, in patria ha una condanna di morte (certo, già fanno Metal, poi fare testi contro Allah e l’Islam di certo non ha aiutato la loro situazione davanti alle autorità politico/religiose…) che pende sulle loro teste e le loro vere identità non a caso sono sconosciute.
Inoltre ai tempi delle registrazioni di questo “Kitab Al Awthan” scoppiarono le primavere arabe e se la situazione di per sé non fosse già abbastanza complicata di suo, i nostri a suo tempo registrarono il disco in tre paesi differenti!

Una ristampa in vinile che riuscirà a reclutare qualche nuovo addetto presso le schiere dei fans di questo trio saudita che ha sempre proposto una musica personale e che ha fatto proprio il linguaggio del Black Metal: dimenticatevi i freddi fiordi scandinavi, le atmosfere più pagane tipiche dell’est Europa o ad altre scelte stilistiche tipiche di questa o quella scena regionale. Il Black Metal degli Al-Namrood nasce tra La Mecca e Medina, per poi espandersi in tutta quell’area geografica tra antiche vie carovaniere, oasi nel deserto difese da feroci predoni armati di scimitarre e sontuose moschee: le scale musicali tipiche della musica araba si impossessano definitivamente del Black Metal dandogli atmosfere, colori e umori ben differenti a quello che ci ha abituato il genere, con lo smodato uso di scale modali che ricreano atmosfere favolistiche da “mille e una notte”, alternate a parti acustiche, percussioni tribali, violini e fiati, in quello che è un affresco di esotica fascinazione.

Vero, non tutto è a fuoco, lo screaming pecca per monotonia per colpa di un’interpretazione un po’ rozza e la produzione non è di grandi pretese, ma la genuinità non manca e le parti strumentali hanno una grande forza evocativa e riescono (in parte) a mettere una pezza ai punti deboli appena citati. In effetti le varie parti strumentali uniscono molto bene il Black Metal al Folk saudita, facendo viaggiare con la mente gli ascoltatori con la testa tra le nuvole grazie ai favolosi scenari ricreati.

Per chiunque apprezzi queste sonorità la ristampa è assolutamente da tenere sott’occhio e commistioni del genere possono essere anche apprezzate da chi non mastica il Black Metal, vista la singolarità della proposta, come possono rischiare dall’altro lato di scontentare i fans duri e puri del genere.
Per tutti gli altri invece mi dispiace che vi stiate precludendo una delle tante sfaccettature del Black Metal, che seppur nelle sue forme più classiche ormai non abbia più molto da dire, negli ultimi vent’anni si è rivelato essere il sottogenere più vario e dinamico a livello di sperimentazioni e vie di fuga dalla monotonia, più o meno coerenti e sorprendenti.

Una tappa molto importante per il Metal di quella regione.

Recensione a cura di Seba Dall

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